Pizza Rossini che mania!

La marcia della Pizza Rossini non si ferma più. Dopo aver ottenuto un Festival tutto suo qui a Pesaro, fortemente voluto in prima persona dal Sindaco  Matteo Ricci, questa strana pizza, alla quale i pesaresi sono tanti legati, viene mangiata fin dal primo mattina, per proseguire a pranzo, e ovviamente anche a cena. 

Ma andiamo con ordine, parlavamo di pizza strana? Ma come è fatta una Rossini? Facile, basta solo adagiare sul fondo di una classica Margherita delle fettine di uovo sodo, condirle con tantissima maionese come se piovesse senza un domani, ed il gioco è fatto, dalle più piccole, ai tagli quadrati o agli spicchi per una merenda veloce, la farcitura è sempre quella.  

Unica variante che ultimamente si sta facendo spazio a furia di gomitate è la Rossiccia, ovviamente una super pizza Rossini con l’aggiunta di salsiccia, una bomba calorica che, però, i discendenti del concittadino del musicista fra i più famosi al mondo, denotano di amare in particolare. 

Anche se di base a fare la differenza è proprio la maionese, si pensi che una recente ricerca di mercato, dati alla mano, vede Pesaro attestarsi fra le prime città d’Italia per acquisto e uso di maionese, mentreil consumo di pizza supera di gran lunga la piadina. Lo dicono i numeri che in provincia di Pesaro e Urbino incoronano il piatto italiano come il più famoso al mondo. Sono infatti oltre 26mila le pizze al piatto (169mila euro) che  vengono sfornate ogni giorno in provincia di Pesaro e Urbino, con punte di 45-50 mila (quasi 360mila euro) nei giorni del fine settimana. E i pezzi della pizza al taglio o al trancio che dir si voglia? Almeno 102.000 al giorno (132mila euro). I dati si riferiscono ad aprile 2019 e riguardano le 638 pizzerie diffuse nel territorio (una ogni 550 abitanti). Di queste poco più di un centinaio (117) sono pizzerie al taglio o al trancio che, in parte, lavorano anche la pizza al piatto. Le rimanenti 521 sono pizzerie che servono solo pizze al piatto (da asporto o al tavolo), e poi ristoranti che nei loro menu indicano anche le pizze al piatto. 

Questi i numeri relativi ad uno dei prodotti più consumati dai pesaresi, raccolti dal Centro Studi della CNA e da CNA Agroalimentare di Pesaro e Urbino

Numeri che sicuramente mettono in grande evidenza il filo doppio con il quale i cittadini di Pesaro sono legati alla pizza e alla propria Rossini, che per loro è un vero e proprio vanto locale, come la napoletana per i napoletani, ad esempio.

La Rossini, però, ancora non è così conosciuta fuori Pesaro e certamente non è un must fra le pizze italiane, anzi alle volte quando si prende fuori dalla Marche, specialmente al Nord o al Sud Italia, se un pesarese doc cerca di spiegare la guarnizione della sua amata pizza, viene sempre visto come un folle mistificatore, o un rovina pizza. Infatti, molti hanno difficoltà nel capire la semplice disposizione dell’uovo sodo sopra la Margherita. Ci sono, e ho visto le prove tramite le loro foto di Facebook, amici che si sono visti portare una Rossini con l’uomo alla coque sopra. Ma quello che manda più fuori di testa sono i camerieri, che tentavano ugualmente di accontentare i clienti, con la questione della maionese. Impensabile per molti, infatti, mettere la maionese sulla pizza, per molti è come bestemmiare in chiesa, c’è anche chi cortesemente si è rifiutato dopo aver sentito il cuoco e ha chiesto al proprio cliente di scegliere un’altra pizza esistente nel menu del ristorante.

Povera Rossini, così amata in patria e così bistrattata fuori dalle mura domestiche, un po’ come la storia all’incontrario del suo compositore, famoso all’estero e snobbato nella sua città prima della sua morte.

Ma i pesaresi non demordono, soprattutto l’esercito degli studenti universitari, e allora eccoli pronti a diffondere il verbo della loro magnifica pizza a Milano, nella vicina Bologna e a Urbino, con notevole successo, specie nell’amata e allo stesso tempo odiata Bologna, dove in diverse pizzerie da porta Saragozza, fino a quelle vicine a Piazza Verdi, una zona vicina alla sede centrale dell’università emiliana, dopo anni e anni di lotta, eccola apparire in almeno sia d’asporto che al piatto. Mentre a Urbino la pizza pesarese ha conquistato la piazza di Mercatale e la città feltresca. Ma l’eco di questa bontà cosparsa di maio ha scavalcato anche i confini territoriali; infatti da Gabicce a Riccione eccola comparire nei menù delle pizzerie più rinomate, come del resto anche da Fano a Marotta. In città, inoltre, diversi siti, e soprattutto molte pagine Facebook, ogni anno coinvolgono i propri utenti in veri e propri sondaggi sulle migliori pizze, e l’ago della bilancia ovviamente è sempre lei…

Rimanendo legati alla rete, molte persone si sono ingegnate e hanno costruito dei veri tutorial, in speciale modo su you tube, o tramite le proprie storie di Instagram, dove spiegano i segreti molto semplici per creare la magia a tavola.

La Rossini non ha una storia precisa da raccontare, sembra che sia nata in città alla fine degli anni ‘60, dapprima in una pasticceria, la vecchia e famosa Montesi, sita in via San Francesco che guarniva le pizzette con lo stesso criterio dei tramezzini, appunto con uova e maionese, per renderle più gustosa. Da quel giorno è stato un crescendo, replicata all’ora degli aperitivi prima da altre pasticcerie, poi dalle pizzerie al taglio, fino a finire nel menù di tutte le pizzerie al piatto. Ma la consacrazione più grande, come dicevamo, è arrivata dal primo Festival della Pizza Rossini, svoltosi in Piazza del Popolo, organizzato dall’Assessore Marco Perugini, dove si sono sfidati tanti virtuosi, con vendita di magliette e di kit per prepararla comodamente a casa o fuori sede.

Allora buona Rossini a tutti!!!

P.S. Per le foto si ringrazia il gruppo PeZaro per la collaborazione.

Danilo  Billi

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