Chi è di Bologna ed ama il Bologna F.C. non può non avere sentito parlare del Civ, ovvero Gianfranco Civolani, che dal dopo guerra fino a ieri, domenica 3 Novembre, quando si è spento, ha sempre raccontato tramite i giornali, la radio e soprattutto l’emittente privata di E’ Tv le cronache della nostra amata squadra di calcio e dello sport bolognese in generale.
Con il Civ sono cresciute almeno due generazioni, il primo a seguirlo e conoscerlo di persona nella mia famiglia è stato mio padre, e di conseguenza anche mia madre, un poco gelosa del fatto che spesso il fresco sposino preferisse la sera rimanere incollato davanti alla tv sottraendo tempo alla vita familiare. Poi, di conseguenza, è stato per molti anni anche il mio turno. Il Civ era ovunque si parlasse di Bologna, leggevo i suoi articoli e lo seguivo nelle sue trasmissioni e fin da piccolo cullavo il sogno di diventare giornalista, cosa che poi mi è riuscita alla fine, ed ero allo stesso tempo attratto dalla potenza con cui arrivava alla gente, sia nel bene che nel male. Civolani era un giornalista a tutto tondo, uno storico del Bologna, un tifoso che allo stesso tempo si permetteva, nonostante il ruolo e l’ordine a cui apparteneva, di andare a culo. E questo succedeva in particolare modo quando andava in diretta tv, con le telefonate degli telespettatori con cui quasi mai era d’accordo, lui brontolava, si accigliava, mandava a quel paese, aveva un carattere apparentemente molto burbero, e questo invece che spazientire la gente, che lì per lì lo malediceva anche, incollava sempre più spettatori al video. Un tempo non c’erano i social, un tempo la carta stampata e le emittenti private avevano la facoltà di canalizzare molte più persone, ora distratte dalle vastità di notizie che ti vomitano addosso i vari social e un internet sempre più proteso a fidelizzare i suoi adepti, con le varie testate giornalistiche a volte solo digitali ma immediate.
Nonostante questo, il Civ, i primi anni di questo fenomeno chiamato futuro dell’informazione, aveva retto l’urto, perché era diventato un’istituzione a Bologna, lui continuava a rubare la scena e a fare ascolti. Personalmente, visto che per molti anni ho seguito anche il basket femminile della Polisportiva Bellaria, prima e della sua squadra poi, ho avuto anche il piacere di conoscerlo dal vivo, mi ricordo un’amichevole giocata alla palestra dell’Arcoveggio, me lo avevano presentato, e francamente ne avevo anche un po’ paura, come ne ebbi quando conobbi Sgarbi, perché mi immaginavo già di prendermi qualche madonna, visto
che da poco ero entrato nel mondo del giornalismo bolognese e quella persona in quel momento, seppur tanto familiare perché entrava ogni volta in casa mia dal tubo catodico, con il suo essere iroso, sprezzante, e tremendamente saggio quando acido, mi faceva una grande paura.
Finì che per tutta la durata della partita delle ragazze parlammo di basket femminile in modo amabile e delizioso. Se me lo avessero raccontato prima non lo avrei mai creduto. Da quella volta lo incontrai di persona in tantissime altre occasioni, prima di trasferirmi qui a Pesaro, ma ogni volta che lo vedevo in occasioni delle partite delle sue ragazze, delle quali poi ho avuto il piacere di narrare le gesta, a fine partita prima mi bacchettava per qualcosa che non gli era piaciuta nella forma o nei concetti che avevo espresso e poi si fermava a parlare con me del Bologna, quel Bologna a cui era tanto attaccato e devo dire che era una persona molto diversa da quella che si vedeva in televisione, anche se non era l’amico che puoi incontrare al bar. Il Civ restava il Civ con con il suo bagaglio tecnico nel sapersi porre, parlare e gestire quel personaggio che era diventato. Lui era un baronetto dei giornalisti, una persona d’impeto e pieno di scatti d’ira ma, allo stesso tempo, un grande professionista che quando parlava sapeva davvero rivoltare la frittata e portare il suo pubblico sui suoi sentieri, facendogli poi amare anche il suo pensiero.
Lui era un giornalista di un tempo, come si dice spesso dei medici di una volta, aveva la sapienza della storia, trasudava bolognesità e amore incondizionato per la nostra squadra, che tifava profondamente anche se magari poteva alle volta apparire tutto il contrario, per gli show che faceva in televisione.
Dei suoi ultimi anni personalmente, so poco, in particolare da quando sono partito per lavoro da Bologna, so di certo che era ammalato e piano piano si è consumato fino ad essere divorato dal male che lo affliggeva. So, soprattutto, che non sono il solo ad averlo amato e odiato. Oggi navigando in quel mare sconfinato di internet, ovunque ho letto i ricordi e gli attestati di stima, compreso anche quello del Bologna Football Club. L’ultimo enorme inchino di chi, come me con questo piccolo pezzo, ha voluto rendere omaggio a un grande personaggio e una grande firma. Da oggi Bologna perde davvero un pezzo da 90.
Ciao Civ, fai buon viaggio!