La piccola comunità di tifosi del Bologna con sede a Pesaro non può non piangere la scomparsa, dopo lunga malattia, dell’amico Sergio Volta.
Il dottor Sergio Volta, 72enne, è stato per tanti anni uno stimatissimo ortopedico del reparto di ortopedia dell’Ospedale San Salvatore di Pesaro, città nella quale si era trasferito da Bologna nel 1977.
Al San Salvatore aveva lavorato fino al 2017 con grande dedizione e la sua professionalità era riconosciuta da tutti.
Era specializzato in traumatologia della mano e si rendeva sempre disponibile per gli altri, adoperandosi con slancio e competenza.
Era un medico sportivo. Amava molto lo sport. Infatti negli anni ’90 aveva collaborato con la Vis Pesaro Calcio e anche Valentino Rossi, a volte, si era rivolto a lui, così come lo avevano fatto tanti altri atleti.
Tra l’altro era stato medico dell’Isa Infissi Pallavolo Fano quando la squadra militava in serie A, e in gioventù aveva lui stesso giocato a pallavolo nella Virtus Minganti Bologna. Bologna era la sua città e lui l’amava sopra ogni cosa e soprattutto amava il Bologna F.C. che ha seguito fino a venerdì sera guardando dal letto di casa la partita tra Bologna e Sassuolo, lasciandosi andare ad un gesto di disapprovazione dopo l’ennesima partita persa dai rossoblù.
Io l’avevo conosciuto proprio nel suo reparto di ortopedia presso l’ospedale San Salvatore di Pesaro, dove mi ero recato per una frattura ad una mano.
Avevo indosso una maglia del Bologna Football Club, lui l’aveva notata subito e, una volta finita la visita, uscì per prendere un caffè con me al bar dell’ospedale, visto che ormai era a fine turno, e lì restammo a parlare di Bologna e della nostra amata squadra di calcio per oltre un’oretta.
Capii subito dal tono della conversazione, di avere di fronte, oltre che un bravo medico, una persona di rispetto, un interlocutore di calcio, e soprattutto un appassionatissimo tifoso del Bologna Calcio.
Così si sviluppò un’amicizia calcistica, facilitata da Facebook, dove il dottore bolognese era sempre super attivo nel commentare le varie partite della nostra squadra quasi in tempo reale. Mi ricordo, come se fosse ieri, la chiamata che mi fece quando era a Castelrotto a seguire il ritiro estivo dei felsinei, poco dopo che Pippo Inzaghi era arrivato sulla nostra panchina.
L’album dei ricordi è vasto, con Sergio si parlava di tutto, prettamente di sport, del moto mondiale, della sua carriera di giocatore ma, soprattutto, del Bologna che era tornato in serie A, delle sparate del mister Donadoni, dei suoi viaggi a Bologna, che intraprendeva spesso prima che la malattia lo aggredisse, e che lo vedeva di fisso, dopo essere passato a trovare la madre, ormai centenaria, e mangiato un buon piatto di tortellini in brodo, come solo li sanno fare le donne emiliane, andare allo stadio ogni qualvolta giocava in casa il nostro amato Bologna.
Il dottor Volta era un medico vecchio stampo, sui generis, perché in lui spiccava il lato umano della persona e tanta voglia di comunicare tipica del DNA di noi nati all’ombra delle Due Torri. La cosa che più mi stupiva di Sergio era, infatti, il modo umano con cui si rapportava con i suoi non pari livello.
Prima di tutto era un tifoso come tutti noi, capace di capire che la vita lo stava per portare via, tanto da lasciare alla sua famiglia indicazioni ben precise, ovvero quello di essere cremato con al collo la sciarpa del Bologna.
Se ne è andato a distanza di poco dalla dipartita del Civ, che seguiva e leggeva, se ne è andato con un gesto di disapprovazione poco dopo aver seguito venerdì sera la sua ultima partita, ovvero quella contro il Sassuolo.
Purtroppo Bologna e Pesaro perdono un uomo vero e una persona gentile.
Danilo Billi