E’ decisamente rilevante il palmares del Maestro Luca Fontana che pratica sport quali: Taekwondo – Kickboxing – K1
-Maestro, come è nato l’amore per il combattimento?
“E’ nato fin da quando ero piccolo e frequentavo la palestra di pugilato, che in quegli anni era vicino al Circolo Mengaroni, e poi si è spostata al Palazzetto dello Sport di Viale dei Partigiani, vicino a Piazzale Primo Maggio, palestra che adesso non c’è più. Ma parlo di più di 40 anni fa”.
-La molla che ha fatto scattare tutto?
“Andavo lì a vedere i pugili che si allenavano, parlo degli anni 70/80, la palestra di pugilato era uno dei luoghi dove noi piccoli andavamo spesso, anche perché molti atleti della palestra frequentavano il Bar in piazzale Primo Maggio, che anche mio nonno e mio padre frequentavano. C’era una bella tradizione a quei tempi, poi scomparsa. Mio nonno mi portava spesso a vedere gli incontri di boxe e ce ne erano molti, tra cui titoli Europei e Mondiali”.
-Come si è evoluta la storia?
“Prima ho cominciato con il pugilato a livello di allenamento, perché come incontri non ho mai fatto niente e poi, in seguito alla rottura di una mano in un incidente di motorino, ho visto una dimostrazione di Taekwondo al palazzetto e da li, ho iniziato a seguire le arti marziali”.
-C’era stato un motivo particolare?
“Con la mano che mi faceva male e facevo fatica a muoverla, e avendo visto che nel Taekwondo si combatteva anche con le gambe, ho pensato che avrei potuto continuare ad allenarmi e in più avrei imparato ad usare anche le gambe per combattere
-Il Taekwondo, in realtà, più che il Karatè, perché?
“Ma non c’era stato un motivo particolare, c’era stata una dimostrazione al Palazzetto e un incontro tra Italia e Corea, mi era piaciuto il modo di combattere un po’ duro, da lì ho cominciato sotto la guida del Maestro Chung Kwang Soo, 37 anni fa”.
-Perché il Maestro Chung Kwang Soo era era in Italia?
“Era venuto prima con squadre dimostrative mandate dalla Corea e aveva iniziato, insieme ad altri Maestri a far conoscere il Taekwondo in Italia. Poi andò in Germania. In seguito, uno dei suoi primi allievi in Germania, un pesarese, Renzo Balducci, lo portò a Pesaro”.
-Da lì, sia Boxe che Taekwondo?
“Inizialmente facevo un po’ tutte e due, dopo ho dato la precedenza al Taekwondo. Ho iniziato a combattere, a prenderlo più seriamente e dopo non l’ho più lasciato, e comunque mi sono sempre allenato anche nella Kickboxing, dove è prevista la parte pugilistica insieme a tecniche di calcio e ginocchia”.
-Fino a che età ha combattutto?
“L’ultimo match l’ho fatto a Sheffield nel 2012, a 48 anni, nella Kickboxing Light era l’European Championship WTKA WKA”.
-Allora lei ha fatto dell’agonismo, poi ha iniziato ad insegnare?
“Ho iniziato ad insegnare nell’88, un Maestro di Fano, il Maestro Giuliani, andava in Corea, io andavo a dare lezioni durante l’estate alla palestra al Porto di Fano. D’inverno sostituivo sempre un altro maestro di Fano che si recava fuori anche lui per dei corsi. Poi ho aperto ufficialmente nell’89 i miei corsi qui a Pesaro, nella palestra Comunale di Villa Fastiggi, già nel 90, quella volta non era obbligatorio avere uno statuto, io, invece, ero registrato all’Agenzia delle Entrate”.
-In seguito sono arrivati gli allievi?
“Sì, da lì piano piano sono arrivati gli allievi, io ho continuato a gareggiare solo nel combattimento, fino al limite consentito nel Taekwondo. Una volta arrivato al limite di età del combattimento, ho preso a gareggiare nelle forme e nelle gare di rottura di potenza”.
-In che anno è nata l’Activa Kombat?
“L’Activa Kombat è nata nel 2014, la nostra sigla AK 14, le iniziali del nome e l’anno di inizio, sono anche l acronimo di un arma da guerra. L’Activa Kombat raggruppa molte discipline. La palestra ha sede a Pesaro, in via Serra 108 (Villa Fastiggi), ed è specializzata, appunto, in discipline da combattimento: Muay Thai, K1, Taekwondo, Pugilato. Fa parte di un complesso edilizio facente capo alla palestra Activa Fit, diviso in tre sezioni: Fitness (pesistica, corsi di ballo, dimagrimento e wellness, pilates, spinning, TRX, Zumba) , Activa Kombat (discipline da combattimento) e Activa Crossfit”.
-Qual è la sua attività all’interno Activa Kombat?
“Inizialmente, prima che aprissi la sezione Activa Kombat, tenevo i corsi nelle sale dell’Activa Fit, oltre al Taekwondo anche di Kickboxing, ho portato sempre avanti questo discorso. Con la Kickboxing abbiamo vinto diversi titoli, anche mondiali, WTKA e WKA, sia di light che di contatto pieno, maschili e femminili. Io sono stato per un periodo commissario tecnico nel 2012-13, VTKA per i campionati europei di Sheffield, dove ho anche combattuto, adesso porto avanti solo questo progetto, qui sono arrivati dei buoni atleti che hanno voglia di fare grandi sacrifici, allenarsi tanto per combattere al meglio e raggiungere grandi obiettivi, Così è ricominciato tutto il ciclo e adesso ci sono tanti atleti e a un buon livello nazionale”.
-Mi ha impressionato il fatto che li fa combattere tutti nelle loro categorie.
“Sì, ho la fortuna di avere diversi atleti per categoria: senior maschili 58, 63, 68 kg, cadetti maschili 37 e 41 kg, junior maschili 45, 49, 53, 59, 63 kg, senior femminili 49, 57, 53 kg ,tutti gareggiano, in campionati ufficiali, quindi, quando facciamo sparring riescono a scambiare tra piu persone con il peso simile, questo è un vantaggio per chi combatte, ma per me è anche uno svantaggio, perchè avendo atleti di livello devo concentrarmi moltissimo su di loro, e ho difficoltà nel seguire i nuovi, cosi come la parte delle forme viene sacrificata. Oltretutto, gara dopo gara, gli atleti vanno regolati come una moto da corsa per la gara sucessiva e, per farlo, devo conoscere le loro caratteristiche, le loro debolezze, i loro punti di forza. Oltretutto gareggiamo in circuiti ufficiali, dove le categorie sono piene, e i ragazzi fanno almeno 3 o 4 incontri per arrivare sul gradino basso del podio, per l’oro si arriva anche a 5 o 6 match a torneo”.
-Lei dirige tutta la palestra, è il direttore tecnico?
“Sono il Presidente della Coop Activa Fit s.d. e sono il D.T. della sezione Kombat”.
-Quanto le dispiace non combattere?
“Tanto, ma dobbiamo accettare il passare degli anni, comunque quando posso gareggio nelle forme, L’anno scorso ho vinto il campionato Italiano FITA di forme”.
-Cosa l’aspetta a breve?
“i prossimi incontri saranno a fine febbraio, l’interregionale Marche, poi dal 19 al 22 marzo i Campionati Italiani Cadetti e Junior Nere e i Campionati Italiani Senior categorie Olimpiche che si disputeranno a Genova, poi maggio sarà un mese bestiale. ci saranno: Coppa Italia a Napoli, con qualche nostro atleta con la squadra regionale, l’interregionale di Riccione, i Campionati Universitari a Torino con due nostri ragazzi, poi a Roma con il Kim Liu dove si scontrano tutti i bambini esordienti dai 6 anni in poi e il torneo Generation 24 denominato G24 torneo che la federazione europea organizza da quest’anno per selezionare i migliori cadetti A, per creare un bacino di atleti da monitorare per le future Olimpiadi del 2024-2028. Per questo torneo di selezione, L’Europa è stata divisa in 5 regioni, noi siamo la terza regione che comprende: Italia, Francia, Spagna, Andorre e Malta. I ragazzi si scontrano e i primi 3 classificati di ogni macro regione si giocheranno tutto in una finale unica. Noi portiamo 2 Cadetti A a questa selezione”.
-Lei come lavora?
“Ovviamento, devo seguire l’evoluzione del combattimento e dei regolamenti. Comunque cerco di allenare i ragazzi sia tatticamente che tecnicamente, quindi non isegno a tirare calci al corpetto ma a costruire il punto sia in attacco che in difesa”.
-Quando sono uscite le corazze elettroniche e come funzionano?
“Le corazze elettroniche sono uscite nel 2012. Hanno i loro pro e i loro contro, sono state create e attuate perché con le corazze classiche era difficile capire quando i punti andavano a segno e in pratica funzionano così: una corazza simile ad una tradizionale viene equipaggiata con un sensore in schiuma a canale d’aria “Air Channel Sensor Foam”. Tale sensore è in grado di rilevare con che forza è stato portato il singolo colpo e può essere tarato sulla forza degli atleti in base alle categorie di peso. Oltre al sensore su ogni corazza è posto un trasmettitore Bluetooth che trasmette in tempo reale al computer di gara lo stato del sensore. Un simile sistema ha ovviamente il vantaggio di non essere affetto dall’errore umano, ma ha anche degli svantaggi, o meglio porta gli atleti a cambiare il loro modo di combattere. Se in passato determinati calci con alti livelli tecnici venivano assegnati facilmente, ora si deve colpire in maniera molto pulita e con la giusta potenza quindi l’atleta deve essere quindi più concreto nell’esecuzione, risparmiando gli estetismi o tecniche spettacolari ma non efficaci”.
-Chi fa questo tipo di attività e oltretutto ottiene buoni risultati può essere soggetto a critiche. Come vive questa cosa?
“Teoricamente la vivo bene, se rimangono nei limiti mi può stare bene tutto, però i limiti li metto io!”.
-Lei ha una fidanzata molto giovane, come la vive?
“Io la vivo in maniera normale, ogni tanto le ricordo che fra un po’ la differenza di età si farà sentire ma lei mi risponde che lo sapeva e non le interessa. Sono 5 anni che stiamo insieme”.
A cura di Danilo Billi