Uscito nel 2019 e diretto da Leonardo D’Agostini, “Il Campione” è un film interpretato tra gli altri dal noto attore bolognese Stefano Accorsi, nato nella città felsinea il 2 marzo 1971. Accorsi, fin da ragazzo, coltivava il sogno di diventare attore, tanto che al liceo già meditava di frequentare una scuola di teatro. In seguito alla maturità scientifica, tentava l’ingresso nel mondo del cinema, presentandosi ai provini di un film di Pupi Avati, che in seguito si ricorderà di lui quando lo chiamerà a recitare in “Fratelli e sorelle”, che per Stefano segnerà l’esordio davanti alla macchina da presa.
Dopo quell’esperienza, che gli frutterà un premio come miglior attore esordiente, Accorsi si iscriverà alla Scuola di Teatro di Bologna di Alessandra Galante Garrone, diplomandosi nel 1993. Di lì a poco entrerà nella Compagnia del Teatro Stabile dell’Arena del Sole di Bologna. Rimane famosa, come vi scrivevo nella recensione di un’altra storica pellicola ovvero quella del Bar Stop, a sapore e tinte bolognesi, la sua interpretazione nel ruolo di protagonista in “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, adattamento dell’omonimo romanzo di Enrico Brizzi e ambientato a Bologna. Accorsi vi interpretava il liceale Alex, che si divideva fra l’amore per una ragazza di nome Aidi e la passione per la musica punk-rock, film interamente girato nella nostra Bologna con esterne bellissime che hanno fatto breccia nel cuore di molti bolognesi, non solo liceali, e diventato per antonomasia uno dei film più amati degli ultimi venti anni.
La storia del “Campione” invece si snoda attorno alle vicende di Christian Ferro (Andrea Caperzano), una giovane promessa della A.S. Roma che vanta un contratto da milioni di euro e un pubblico adorante. Sotto gli abiti di marca si nasconde però il carattere indisciplinato e ribelle di un ragazzo dall’infanzia difficile.
La villa di lusso che ha scelto come residenza e le Lamborghini parcheggiate in garage non bastano a smorzare le cattive abitudini ereditate dal Trullo, quartiere di periferia in cui il calciatore ha trascorso l’adolescenza tra degrado e povertà.
Per ripulire l’immagine di giovane viziato e dedito a bravate di ogni tipo, Tito (Massimo Popolizio), presidente della squadra, individua in Valerio Fioretti (Stefano Accorsi) un insegnante in grado di imporgli delle regole e accompagnarlo nel difficile percorso verso il diploma di maturità.
Grazie ad un lauto stipendio, molto più cospicuo di quello percepito con la cattedra al liceo, Valerio affronta il compito affidatogli, senza mettere in conto fallimenti, umiliazioni e soprattutto il difficile carattere di Christian. Tra punizioni e metodi di insegnamento alternativi, i due impareranno a conoscersi, scoprendo nel dolore un elemento che li accomuna. In questo caso il professore, che è a digiuno di calcio e addirittura prima di accettare l’incarico non sapeva nemmeno chi fosse a livello mediatico l’attaccante della A.S. Roma, piano piano capisce che si deve fare rispettare e conquistare l’attenzione del giovane calciatore romano e lo fa ricalcando, per esempio, il metodo di apprendimento con il quale “Ferro” acquisisce dal suo mister i metodi di gioco sulla lavagna tattica di allenamento.
Questa mossa risulta vincente per catturare l’attenzione del giovane, e permetterà poi anche un confronto umano fra i due, dove emergeranno anche spezzoni di vita personale, che mixati da una cornice veritiera e molto realistica della componente campo da gara, allenamento ecc…, rendono questo film avvincente facendo sicuramente breccia in tutti coloro che amano il calcio, e che si sentono in qualche maniera rapiti e allo stesso tempo trasportati in qualcosa di familiare che appunto il moderno gioco del calcio che tutti i giorni, come appassionati e addetti ai lavori, vivono dal vivo.
Questa pellicola, girata totalmente in digitale, fa emergere anche una parte importante e significativa del divario generazionale e dei valori rappresentati dai giovani come “Ferro” e gli amici che lo circondano; ovviamente non si vuole fare di tutta un erba un fascio, e poi possiamo dire che quel giocatore che inizialmente non dava un peso specifico alle regole basilari della vita, costruendosene altre tutte sue, forte del successo e dei soldi, da’ una significativa svolta alla sua vita quando impara che per comunicare con il prossimo può anche sfruttare altri canali che prima non conosceva, imparati proprio dal quel goffo professore che nel mondo del pallone appare un pulcino bagnato che muove i suoi primi passi, ma che vince la sua battaglia, perché prima che il ragazzo parta per un campionato estero, proprio nel giorno del ritiro con la sua nuova squadra, Ferro va a Roma a dare l’esame per diplomarsi.
Danilo Billi