Abbiamo il piacere di pubblicare l’intervista fatta all’eclettica giornalista sportiva Valentina Cristiani

E’ indubbio che Valentina Cristiani sia la donna del momento.

Bellissima, biondissima, Valentina è un autentico vulcano.
Bolognese, giornalista pubblicista da oltre 15 anni, scrittrice e giornalista televisiva, è impegnata su più fronti. Recentemente ha partecipato al programma “442” in onda tutti i lunedì sera su Rete8 VGA del circuito bolognese 7gold. Ma non solo, la Cristiani collabora con alcuni quotidiani, quali: la “Gazzetta di Parma”, “La nuova Ferrara”, l’inserto del Corriere dello Sport Stadio e Più Stadio. Inoltre, è anche opinionista sportiva su Sportitalia e TV Parma. Si è occupata anche di ufficio stampa e relazioni esterne presso l’Ufficio Comunicazione della Uisp Provinciale e la Federnuoto. Inoltre, come autrice ha esordito con il libro: “Calciatori? NO grazie!”, con il quale sta ottenendo un grande successo. Il libro è già stato presentato in RAI: Tg3, La Domenica sportiva, La vita in diretta, Sportitalia, 7 gold, TV Parma, e ha fatto più passaggi in diverse radio, tra cui RAI radio1.

-Ciao Valentina, come è nata la tua passione per il calcio e per lo sport in generale?

“Oltre ad andare allo stadio fin da bambina con papà e seguire in tv ogni partita (e gara di motogp), rimasi colpita dalle gesta atletiche e dal carisma di Walter Zenga. Ricordo come se fosse ieri la sua leadership ed il suo coraggio in campo e, umanamente, la sua personalità e spontaneità mostrate nel post partita. Un professionista con un grande temperamento che vede il calcio in modo moderno e che continua ad aggiornarsi e ad allenare la mente. Quando Walter Zenga, il giorno del mio 13° compleanno, l’11 maggio 1994, giocò la sua ultima partita, per me fu un piccolo “lutto”. Da lì posso affermare che si aprì la mia strada verso il giornalismo sportivo, cercando sempre di carpire un po’ del suo entusiasmo, che oggi è più vivo che mai…”.

-Quali sono stati i primi passi che hai mosso nel mondo del giornalismo sportivo e perché in particolare sei stata attratta da questa professione?

“Non vi è stato un giorno preciso in cui mi sono detta “voglio fare la giornalista sportiva”. È avvenuto tutto in maniera spontanea, molto naturale, come accade per tutte le cose belle. Ho sempre amato tantissimo scrivere, e questo mi ha aiutato anche a vincere la timidezza. La passione per lo sport, guardarlo e parlarne, ha chiuso il cerchio. Alle medie avevo già vinto un concorso letterario ed una mia poesia fu raccolta in una antologia. Al termine delle superiori sapevo che avrei fatto di tutto perché il mio sogno divenisse realtà. E, dopo un anno e mezzo di praticantato con diverse collaborazioni per quotidiani (Il Resto del Carlino, redazioni Bologna e Imola) e settimanali, nel 2005, ottenni il tesserino da giornalista pubblicista”.

-Il giornalista sportivo, secondo il mio punto di vista, è un po’ come un cantastorie di un tempo, ti ci rivedi in questa veste?

“Mi piace molto la metafora del giornalista d’altri tempi, dove a far da padrone sono penna, taccuino e garbo. Una giornalista che da sempre mi affascina, al riguardo, è la genovese Francesca Baraghini di tv8 per la sua classe e tranquilla sicurezza”.

-Secondo te in un mondo che fino a poco tempo fa era ad appannaggio esclusivamente maschile, hai trovato difficoltà e diffidenza dall’inizio della tua carriera a essere considerata alla pari dei colleghi maschili?

“Mi piacerebbe rispondere no, ma non corrisponderebbe a verità. Il calcio è lo specchio di una società e di una cultura che fatica a cambiare. Ma, rispetto a quando ho iniziato io, una ventina di anni fa, il gentil sesso sta dicendo la sua in ambito sportivo. Tra i vari ricordi, al corso allenatori a cui partecipai, ero l’unica donna, ora ve ne sono diverse, così come nel giornalismo e in tv. Vorrei anche lanciare una provocazione. La Nazionale femminile si è qualificata ed ha partecipato al Mondiale grazie all’allenatrice Milena Bartolini. Antonio Cabrini, campione di Spagna, le aveva allenate per anni senza riuscire nell’intento…”.

-Pensi che modelli come la collega Diletta Leotta per il calcio, o Federica Masolin per la Formula Uno, che in questi anni sono entrate, oltre che per la loro bravura, anche per la loro bellezza, nel mondo sportivo abbiano contribuito ad abbassare le barriere di questo scetticismo?

“Competenti, simpatiche e lucide ad analizzare le rispettive gare. Le due giornaliste di Dazn e Sky testimoniano che il mondo sportivo è aperto alla figura della donna competente. La bellezza è un valore aggiunto che non dovrebbe aiutare ma neppure penalizzare”.

-Che differenza sostanziale trovi nel condurre un programma televisivo e scrivere un articolo per un giornale di carta stampata?

“Io mi diverto ed emoziono sia quando si accende la luce rossa della telecamera, che quando intervisto per poi riportare il pezzo sui magazine o quotidiani per cui collaboro (Gazzetta di Parma, La Nuova Ferrara e Piu’ Stadio, inserto del Corriere dello Sport). I live televisivi indubbiamente sono qualcosa di magico, spesso inspiegabile. Sono un’instancabile sognatrice, con una passione e una forza potentissima che mi guida. Sempre”.

-Attualmente su quanti fronti sei occupata, visto che sappiamo che le tue giornate sono pienissime? Giusto una mini guida per chi ti volesse seguire, come e dove può farlo?

“Attualmente sono opinionista a Sportitalia (per la serie A ed il calciomercato) e a TV Parma (per commentare il campionato dei gialloblù), collaboro per i quotidiani Gazzetta di Parma, La Nuova Ferrara, l’inserto del Corriere dello Sport-Stadio “Più Stadio”, i magazine Calcio d’Inizio (distribuito in edicola con Il Resto del Carlino e lo Stadio) e Nima Magazine, e, insieme ai colleghi Giorgio Gorza, Fabrizio Sola e Luca Giacomelli, collaboro al “T3rzo Tempo Show” dove commentiamo nel post gara tutte le partite del Bologna FC 1909 con le dichiarazioni a caldo dei protagonisti. Un’esperienza formativa ed al contempo divertente. E’ un format nuovo ed innovativo, che sta riscuotendo sempre più consensi, anche andando in onda verso mezzanotte e l’una. Ne approfitto quindi per ringraziare tutti per l’affetto e la stima”.

-In epoca di Covid19, i social network e le video dirette si sono rilevate importantissime per rimanere in contatto e, allo stesso tempo, ora come ora, hanno preso un ruolo importante nella nuova comunicazione, che ne pensi?

“I social ci hanno aiutati a sentirci meno soli durante le settimane più dure dell’isolamento. Alcune novità sono state semplicemente anticipate dall’emergenza e resteranno, come eredità, anche in futuro. Abbiamo riscoperto il piacere di “videochiamare”, fare dirette lavorative anche per “lezioni di fitness” o “corsi manuali”, smartworking … anche se nulla, neppure la tecnologia più potente ed innovativa, potrà mai competere con la magia e l’importanza di un abbraccio”.

-Veniamo a te, dove vivi attualmente?

“In provincia di Parma ma sono spesso a Bologna, la mia città, per lavoro e per andare a trovare i miei affetti più cari”

-Che hobby riesci a ritagliarti nel poco tempo libero che ti rimane?

“Mi piace leggere, scrivere (sto completando il secondo romanzo), camminare, ascoltare musica, viaggiare e coccolare la mia gattina di 2 mesi Chanel”.

-Veniamo invece al tuo libro che sta avendo tanto successo di critica: “Calciatori? No, grazie!”, come è nata l’idea di scrivere un romanzo visto dalle parte delle wags, ovvero delle compagne o mogli dei giocatori, dunque di vedere il mondo del calcio da tutta un’altra prospettiva?

“E’ nata per offrire al lettore appunto una prospettiva diversa al comune credo. Perché ogni cosa andrebbe vista da diverse angolazioni prima di essere giudicata. Ormai il calciatore è diventato un’icona nel nostro paese ed ho potuto constatare che l’argomento è di tendenza e interesse. Il libro “Calciatori? No, grazie!” è un romanzo d’amore intrecciato al calcio. Scritto dal punto di vista femminile, quello della compagna del calciatore, il romanzo ha l’intento di far riflettere sugli aspetti meno positivi della vita di coppia tra calciatore e wags, quelli che solitamente non vengono trattati: solitudini, mancanze affettive (dovute alla lontananza dai famigliari e dagli amici di una vita), gelosie, tradimenti, rivalità tra wags, impossibilità a portare avanti una propria carriera lavorativa per seguire gli spostamenti del marito (anche due trasferimenti in una stessa stagione, talvolta anche all’estero), ecc.. Un libro che può aiutare a riflettere e far chiarezza, in primis sulla bassa considerazione delle donne attaccate al vile denaro, constatazione che va circoscritta e non generalizzata”.

-Nella stesura del tuo libro hai scavato sicuramente dalla tua lista contattati.

“Mi sono basata principalmente sulle interviste che negli anni ho fatto alle wags per i portali, settimanali nazionali ed i quotidiani. Ho scritto quindi un’opera, in chiave romanzata, a riguardo”.

-Dal tuo manoscritto emerge una sorta di silenziosa solitudine, nonostante le feste e gli eventi di gala delle wags, che sono poi quelle che, pur di tenere unita la famiglia o il loro sogno d’amore, sono anche le prime a doversi sacrificare maggiormente, cosa ci puoi dire a riguardo?

“La vita di un calciatore è bella sul campo ma dietro le quinte gli stessi sono uomini soli. Molti si ritrovano con un successo improvviso e non riescono a gestirlo. Altri, con talento e doti innate, iniziano ma poi mollano tutto per i troppi sacrifici. Alcuni gestiscono la propria vita esclusivamente rivolgendola al pallone. Per le compagne non è poi così semplice stare al passo, comprenderne gli umori, ecc.. Molte wags si vedono costrette a rinunciare al lavoro dei loro sogni (un esempio è Michela Persico “Lady Rugani”, ex giornalista SportMediaset) o comunque ad una professione che garantisca un’indipendenza per seguire il compagno nei suoi continui trasferimenti. Mettendo a rischio il proprio futuro nel caso la storia non dovesse decollare. Lo stress mediatico è un altro dei fattori che influenza – negativamente – la vita di coppia: non si ha più una vita privata e questo rende il calciatore, spesso, piuttosto irritabile. Essere la compagnia di uno sportivo significa tante cose e chi si sofferma alla bella vita di qualche scatto mostrato su Instagram vive, a mio avviso, di superficialità. Compri quello che vuoi, è vero, ma tante volte la tua è una gabbia dorata e anche triste. Vi faccio l’esempio di tre calciatori, molto diversi tra loro. Stare accanto ad ognuno di essi non è proprio una passeggiata di piacere:

– Cristiano Ronaldo: il primo ad andare agli allenamenti e l’ultimo ad andarsene. Ha investito tutto se stesso sul suo strumento di lavoro e si vede. Ha una vita e dei ritmi indirizzati a questo e chi lo circonda si deve adeguare.

– Antonio Cassano: poteva vincere a mio avviso il pallone d’oro dato il suo talento innato e invece non è riuscito a dare continuità ai suoi sacrifici. Quando gli chiesero se voleva andare alla Juventus dichiarò di no perché è una squadra di soldatini (soldatini, cioè gente che si sacrifica). Anche stare accanto lui non è proprio semplice.

– Pablo Daniel Osvaldo: fortissimo eppure a quasi 30 anni ha lasciato il calcio per fare il cantante. Troppi sacrifici. Fama, successo e soldi talvolta possono rovinare la vita e l’amore”.

-Nel libro c’è anche qualcosa di autobiografico?

“Per quanto concerne la parte autobiografica del libro è quella in cui Giulia, la protagonista, ripercorre le tappe principali della mia carriera, dai portali e settimanali locali, fino a giungere ai quotidiani e alla tv. Una passione che è divenuta un lavoro!”

-Chi volesse acquistare il libro come può farlo?

“Il libro verrà spedito con dedica e autografato (a soli 6 euro senza spese di spedizione) contattandomi via mail (vcristiani@libero.it), scrivendo sulla pagina facebook “Calciatori? No,grazie” dedicata al libro (dove sono presenti tutte le mie partecipazioni televisive, radiofoniche e le interviste in cui l’ho presentato), o sulla mia pagina facebook personale”.

-Sei una sognatrice o un’impulsiva?

“Una sognatrice con in mano carta e penna. La mia professione è vocazione, una passione, un battito del cuore, un qualcosa che ogni giorno mi emoziona”.

-Cosa ami e cosa odi delle persone con cui, anche solo per lavoro, entri in contatto?

“L’empatia fa tantissimo. Ci sono persone che ci colpiscono perchè le stimiamo, altre di cui apprezziamo una particolarità, alcune che riescono a stupirci con poco o che magari ci insegnano qualcosa. A volte a colpirci sono il tono della voce, le movenze, il talento o il fascino. Odiare non è un sentimento che mi appartiene”.

-Progetti per l’estate?

“Ancora nessuno, dato che siamo in piena ripresa del campionato! Tra mare e montagna, appena riuscirò, la spunterà sicuramente il primo. Il mare appartiene ai sognatori. La vasta distesa di acqua riaccende i nostri pensieri più intimi, riesce a donarci il senso di infinito”.

-Ci puoi descrivere il tuo legame con la città di Bologna?

“Un legame unico, intimo, indescrivibile. Bologna è casa, sicurezza, vita. Le vasche in via Indipendenza con mia mamma e le serate bolognesi con le amiche nella mia città sono quel “tutto” che mi fa stare bene”.

-E con i colori rossoblù?

“Magia, un pieno di emozioni e battiti di cuore ad ogni partita”.

-Infine, cosa ne pensi del nostro giornale: “Cronache Bolognesi” che sappiamo hai letto con attenzione e sul quale, tra l’altro, uscirà questa intervista?

“Si tratta di una rivista piacevole alla lettura, coinvolgente nei testi, curata nei dettagli (anche quelli impercettibili che solo un addetto ai lavori può captare) e scorrevole. Merito dei collaboratori e della super visione del direttore. Ti ringrazio anticipatamente e pubblicamente per la possibilità di poter collaborare con una mia rubrica. Grazie per questa piacevole chiacchierata, a presto!”.

A cura di Danilo Billi

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