In questo numero di “Cronache Bolognesi” diamo spazio ad un altro Romagnolo Doc, Oriano Testa, diventato famoso non solo per aver giocato nel Bologna come portiere ed aver vinto il primo torneo giovanile di Viareggio con i suoi compagni rossoblu, ma anche per aver partecipato ad un famoso film.

Oriano Testa arrivò ad Empoli preceduto dalla fama di essere stato il portiere di quella squadra protagonista del film che ebbe un enorme successo all’inizio degli anni ‘70: “Il presidente del Borgorosso Football Club”, film commedia italiano diretto da Luigi Filippo D’Amico e con protagonista il grandissimo Alberto Sordi.
Il film spiega con leggerezza ma arrivando in profondità quello che era il mondo del calcio, soprattutto intorno e fuori il campo da gioco. E’ un racconto anche della passione che ci lega a questo sport, ad una squadra in particolare, e alle emozioni che si vivono. Sono rimasti nella storia del costume l’inno della squadra cantato dai tifosi ed alcune frasi del film, la più celebre quella che il Presidente-Sordi urla insieme ai giocatori nello spogliatoio della squadra: “Chi si astiene dalla lotta è un gran figlio di…..”.
I colori sociali scelti per il Borgorosso furono il bianco e nero, e qualcuno ci vide un omaggio alla squadra più titolata in Italia, altri al Cesena (città dove si svolsero alcune riprese del film).
Il film, infatti, fu girato in Romagna, a Bagnacavallo e negli stadi di Faenza e Cesena. alla Casa Vinicola Valli, sempre di Lugo, in provincia di Ravenna. Fu per questo che i giocatori della squadra del Borgorosso erano veri giocatori di calcio, presi soprattutto dal Baracca Lugo, che allora faceva la Serie D.
Dice Oriano Testa: “Abbiamo girato il film per circa un mese, e devo dire che mi sono divertito tantissimo, metà di noi erano giocatori del Baracca Lugo, altri invece erano attori e altri ancora calciatori, come Spadoni della Roma e Germano Pistori, e nel cast verso la fine delle riprese arrivò anche un certo Omar Sivori. Ma ricordo in particolare quel periodo perché si viveva tutti assieme, e qui in Romagna c’era un grande fermento, insomma, era un’attrazione per grandi e piccini. E poi c’era lui, l’Albertone nazionale, Alberto Sordi, una persona davvero piacevole, che in quel mese non ebbe problemi a mescolarsi e a vivere assieme a noi. Sapevamo tutti, visto che lui lo mise subito in chiaro, che era un tifoso romanista, ma più di quel tanto non si pronunciava su tattiche, schemi e altro, insomma non parlava di calcio, però, ci faceva fare tante risate veramente genuine, quando raccontava, come se fosse stato a teatro le sue storie di vita. Di lui ricordo una grande simpatia e tanta umanità, inoltre poco dopo il mio esordio in serie A, avvenuto in seguito, Sordi era stato intervistato da un giornale ed è stato molto carino con me, dicendo che l’Atalanta non avrebbe mai segnato al portiere del suo Borgorosso. Finì 0-0. Per quanto riguarda la parte giocata del film, mi ricordo, invece, che ci dirigeva Adriano Zecca che della pellicola era anche stato anche sceneggiatore. Zecca aveva giocato tanti anni in A con Torino, Modena e Roma. Lo avevano scelto per la sua esperienza. Dunque alle volte ci diceva di fare una partita vera, altre invece ci faceva seguire il copione, in cui era anche previsto che facessi, se non erro, due o tre uscite a vuoto e prendessi goal come un pollo, ecco quello fu molto difficile. Come portiere ero abituato nella mia carriera sportiva ad evitare proprio quel tipo di errore che, però, era richiesto nel film, anche perché quando con il Bologna facemmo una tournée di un mese in Europa, giocai anche contro Pelé e non presi goal neppure da lui, che era un altro fantastico personaggio, alla mano e molto tranquillo, non certamente come certi giocatori di oggi”.
Oriano Testa nell’estate delle riprese era, come si diceva, un calciatore di proprietà del Bologna e aveva appena concluso la stagione in D con il Baracca Lugo. Classe 1948, Testa aveva già vinto con la Primavera rossoblu il Torneo di Viareggio ed era finito in prestito nella formazione del suo paese, allenata da Gino Pivatelli. Era il 1970, quando venne ingaggiato insieme ad altri compagni per recitare nel film di cui sopra. Dopo quell’esperienza sul set, tornò al Bologna, esordendo in A (tre presenze in totale più una in Coppa Italia), per costruirsi poi una carriera in serie C con l’Empoli.
Portiere agile e dal buon piazzamento, attento nelle uscite, Testa ha avuto una carriera al di sotto del suo potenziale tecnico, forse penalizzato dalla sua non elevata altezza per un portiere: 178 cm, anche se a quei tempi non era un’eccezione come sarebbe stato oggi. Nato a Lugo il 20 settembre 1948, Testa fece le sue prime gare da calciatore nel Massalombarda (un paese a pochi chilometri da Lugo) e fu preso dal Bologna nel 1966.
Con le giovanili dei rossoblu fu portiere titolare della squadra che nel 1967 vinse il primo Torneo di Viareggio della storia rossoblu (il secondo il Bologna lo avrebbe vinto lo scorso anno, il 2019). Fu prestato prima al Viareggio (stagione 1968/69) e poi al Baracca Lugo (1969/70) e fu qui che fu assoldato come portiere della squadra del film. Nei Campionati 1970/71 e 1971/72 tornò a Bologna.
Il debutto in Campionato con la maglia dell’Empoli avvenne nella gara del Campionato di Serie C del settembre 1972 : Empoli – Modena 0 – 0. Formazione dell’Empoli: Testa, Cisco, Serafini, Lasagni, Martinelli, Amadori, Porcari, Bonetti, Salvemini, Biliotti.
Nella sua prima stagione Testa fece bene, giocando 35 delle 38 partite di Campionato, con l’Empoli che chiuse al 9° posto (su 20 squadre) e con soli 25 gol subiti, risultando la 6° migliore difesa del Campionato. Testa rimase ad Empoli fino al termine della Stagione 1976/77, totalizzando 182 presenze, delle quali 178 in Campionato e 4 in Coppa Italia.
La sua ultima gara in maglia azzurra fu, sempre in Serie C, il 12 giugno 1977: Teramo – Empoli.
Alla fine di giugno Testa lasciò l’Empoli ed andò a Ravenna dove, tra Promozione e Serie D, terminò la sua carriera di calciatore.
Danilo Billi