Per la rubrica dei Fuori Sede abbiamo sentito le parole di un tifoso DOC Giulio Bagnara

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“Io sono di Villanova di Bagnacavallo e ho cominciato a seguire il Bologna prestissimo. Vengo da tre generazioni di tifosi e ho tanti aneddoti che mi frullano in testa. Potrei iniziare a raccontarvi che quando ero piccolo, pur di farmi entrare allo stadio, mio padre e gli altri suoi amici facevano un capannello intorno a me, così da nascondermi e farmi entrare. Una delle partite che ricordo in particolare fu un Bologna-Alessandria, finita 2-0 per noi, che mi pare si giocò nel ‘59, era uno dei miei primi debutti da vero tifoso in curva. Mi ricordo poi gli anni prima dello scudetto del ‘64, quando avendo solo due stopper, spesso prendevamo goal degli squadroni e poi magari andavamo a vincere con uno scarto anche di 6 o 7 goal come ad esempio con il Modena. Spesso noi arrivavamo a Bologna e ci fermavamo in Piazza della Pace, oppure in via , dove avevamo altri parenti, da lì per esempio arrivavamo sempre a cavallo in due di una bella lambretta. Mi ricordo che con la Juventus, per esempio, si entrava alle 10,30 di mattina per assistere al mach delle 14, con i panini e le bevande, e quando ci andava bene prima assistevamo alla partita della primavera, ora non si può più perché dicono che rovini il campo”.

Chiosa ancora il verace romagnolo Giulio: “Un tempo in curva non c’erano gli ultras, ognuno badava a che non scoppiassero tafferugli vicino al suo posto, spesso poteva capitare che mentre si assisteva alla partita tutti seduti, gli ultimi arrivati, si posizionavano davanti in piedi e così facevano alzare tutta la curva, allora qualcuno tirava un pallottola di carta e si scaldavano per un attimo gli animi, poi poco dopo per fortuna prevaleva la ragione, e allora ci si stringeva un po’ e si tornava a stare tutti seduti. Un tempo anche i bagni erano più belli e spaziosi, alle volte, come in una partita contro la Sampdoria ci fu una gran neve. Mi ricordo che lì vidi per la prima volta gli eskimo, che però non erano fatti come quelli di adesso, ma soltanto di gomma. Un’altra volta ci chiamarono a fare le comparse per il film del Borgorosso, dove il mitico Alberto Sordi faceva recitava il club del Presidente, e per un giorno di riprese, dove noi dovevamo fare la parte dei tifosi che protestavano sotto casa sua, la troupe ci diete 2 mila lire e un cestino con le vivande”.

Prosegue ancora un Giulio Bagnara in piena: “Ora fino a prima del Covid io sono sempre andato allo stadio ma non è più come prima, piano piano la curva è cambiata, sono arrivati i gruppi organizzati, di svariate correnti politiche, io, ora come ora, ho il mio abbonamento in tribuna coperta ma vicino a me ho un tipo che porta ogni volta che parla una discreta sfiga, allora preferisco, anche se prendo un po’ più di acqua, stare più in basso in mezzo ai giovani. Peccato anche per i bagni, ora sono piccoli e manca tutto, persino la carta igienica, un tempo erano grandi e spaziosi, tanto che c’era in alto un’etichetta della ditta che li produceva raffigurante le due torri, e dopo una bella pipì potevi dire che l’avevi fatta sotto le due torri. C’era da ridere anche con il tipo che vendeva le banane e i borghetti, con la gente che gli lanciava le 50 lire e lui che lanciava la merce. Storie d’altri tempi. ma tutto sommato si stava molto bene, e se uno passava per Bologna era un delitto non visitare lo stadio, mi ricordo che anche sul mio sussidiario c’era scritto. Ovvio magari era meglio evitare le partite con i partenopei, perché era tutto un petardo visto che non eravamo divisi come ora, ma ripeto al massimo un tempo finiva con una sana scazzottata, morire per una partita di calcio non ci si pensava proprio, il tifo era regolato dalla goliardia, dallo sfottersi e dal prendersi in giro, e non come ora”.

Un ultimo dei tanti ricordi di Giulio è per la sua protesta, poi ascoltata dal Bologna e dal Comune, per una degna sepoltura di Giacomo Bulgarelli, che era destinato ad una fossa comune alla Certosa di Bologna. Bagnara si battè con ogni mezzo, inoltrando una fitta corrispondenza con La Repubblica e con altri giornali del posto, sollevando l’indignazione di tanti e, fortunatamente, scatenando anche l’interesse della società e della intera comunità affinché ciò non avvenisse. Ricordi questi che ci riportano ad un dimensione di calcio d’un tempo quando i giocatori erano dei fuori classe che si esibivano nella loro arena fatta di tifo e goliardia. Cose che al giorno nostro soprattutto al tempo del Covid mancano tanto.

Danilo Billi

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