
-Ciao Elena come è iniziata la tua avventura nel calcio femminile?
“Fin da piccola giocavo sempre sotto casa a calcio con gli amici, e in prima elementare sono andata in una squadra mista nella società Pallavicini. All’epoca ero l’unica ragazza, poi con il passare del tempo ne è arrivata un’altra. Successivamente, in seconda media, sono passata alla ASD Bologna, lì ho imparato tanto, in particolare devo ringraziare la mister Tavalazzi, poi finalmente questa estate è arrivato l’obiettivo e il sogno in cui tanto speravamo, ovvero di entrare a far parte del Bologna Football Club”.
-In che ruolo giochi?
“Gioco difensore centrale, posso dire che sono una delle veterane del gruppo, anche se nel mio ruolo, come nel calcio, c’è tanto da imparare, e mi piacerebbe farlo negli anni futuri sempre indossando questa maglia. Intanto posso dire che la mia carriera è iniziata in attacco, poi una volta serviva un difensore, sono stata messa in questo ruolo e così sono diventata a tutti gli effetti un difensore. Devo dire che all’inizio ho avuto un po’ di amore e odio verso questo ruolo; ora mi ci trovo perfettamente, ho imparato, soprattutto grazie a mister Galasso, a comandare la linea difensiva, a urlare alle mie compagne, quando le vedo fuori posto, di sistemarsi (poi in allenamento con tutti altri toni ci spieghiamo sempre al meglio), ho imparato a leggere le taglie e le manovre offensive di altre squadre, come la Torres che gioca in modo speculare al nostro e, ovviamente, sento con orgoglio la responsabilità di essere anche l’ultimo difensore prima del nostro portiere”.
-Per quale squadra tifi?
“Per l’Inter, ma da quest’anno posso ammettere che seguo anche le vicende del Bologna calcio”.
-Domenica finalmente siete tornate in campo dopo oltre due mesi di stop per via del Covid-19, e avete portato a casa una splendida vittoria contro l’Aprilia sul loro campo per 1-3, le tue sensazioni in merito?
“Io solitamente prima delle partite sono sempre molto calma, questa volta non nego che avevo parecchia agitazione, dopo tante partitelle fra di noi, non vedevo l’ora di tornare in campo e giocare”.
-Ora come ora, con 4 vittorie su 4 gare, più le due di coppa Italia, siete sicuramente la lepre, la squadra da battere anche per il blasone che da quest’anno portate sulle maglie essendo a tutti gli effetti la prima squadra femminile del Bologna. Il tuo pensiero a riguardo?
“Io cerco sempre di caricare le ragazze, e di ricorda loro sempre di stare serene e di cercare di giocare il nostro calcio, visto che abbiamo un gran allenatore. Con mister Galasso, infatti, abbiamo imparato davvero a giocare a calcio, tante geometrie, visioni di gioco diverse, abbiamo imparato a giocare fra le righe, a tagliare le traiettorie, e ampliato notevolmente il nostro repertorio sia offensivo che difensivo. All’inizio di stagione forse eravamo una novità, e abbiamo conquistato delle grandi vittorie anche insperate e combattute come contro la Torres o in trasferta a Riccione, ma non partendo come favorite, e dunque ci abbiamo messo sempre quel pizzico di orgoglio e cattiveria in più. In questo momento, invece, è diverso, in particolare le compagne più giovani devono imparare a gestire la pressione, perché con noi tutte giocheranno alla morte, usciremo sempre dal campo con tanti lividi, ma dobbiamo mantenere alta la testa e giocare come abbiamo imparato a fare, questa secondo me è l’unica ricetta per cercare di andare lontano e non cascare nelle provocazioni di squadre più fisiche. Anche domenica scorsa con Aprila, come con tutte le squadre del centro sud, è stata una gara dura, fisica. Eravamo partite anche in svantaggio ma poi abbiamo sviluppato il nostro gioco e alla fine abbiamo portato a casa il risultato, nonostante anche due assenze importanti”.
-Quanto è cresciuto il calcio femminile e quanto l’attenzione nei vostri confronti da quanto siete entrate ufficialmente sotto il Bologna calcio femminile?
“I mondiali dove la nostra nazionale ha fatto innamorare l’Italia sono stati la spinta iniziale per fare uscire questo sport dal cono d’ombra in cui era, ora ci sono anche molte società che lavorano nelle scuole calcio e le stesse bambine hanno molte più possibilità. Per quanto riguarda noi, ci sono tanti più articoli, più complimenti, non solo dagli amici di sempre ma anche dagli stessi addetti ai lavori, e da voi giornalisti, e ovviamente sui social, e tutto questo fa un enorme piacere”.
-Chi è Elena Simone nella vita di tutti i giorni?
“Una studentessa universitaria al secondo anno di Scienze della Formazione, perché vorrei tanto diventare una maestra elementare. In questo particolare momento di Covid-19, solo i laboratori sono in presenza, tutto il resto per il momento è in Dad, ovvero didattica a distanza. Per il resto sono una ragazza normalissima, come tante altre, con un amore spassionato per la musica, suono anche il piano e la chitarra, non ho problemi a fare amicizia con tutti nei limiti del possibile e del rispetto, sono abbastanza social, sia con Instagram, Twitter (che so che in molti non usano) e per lo sport uso anche Facebook”.
-Cosa ci puoi dire della prossima partita in casa a Granarolo, purtroppo ancora a porte chiuse, contro la Polisportiva Cella?
“Che le temo molto, so che anche se sono neo promosse sono una bella formazione che sa il fatto suo, da parte nostra poi ci dovremo mettere ulteriore impegno, perché anche in questa gara mancheranno Giulia Arcamone, centrocampista e vice capitano, e Alice Magnusson, capace di segnare 6 reti in 4 gare. Una per motivi di studio, visto che si sta per laureare e l’altra perché dopo il suo rientro a Bologna dalla Svezia nonostante il tampone negativo si è dovuta mettere in quarantena obbligatoria e, dunque, speriamo di riaverla con noi a fine mese con l’importantissima gara contro il Filecchio che come noi è in cima alla classifica”.
Credito fotografico: Schicchi
A cura di Danilo Billi