
In questo numero, per la nostra inconfondibile rubrica dedicata ai tifosi del Bologna “Fuori Sede”, abbiamo intervistato Luca di Faenza, conosciuto in curva come creatore di tatuaggi, ovviamente in gran parte dedicati al nostro Bologna Football Club.
-Ciao Luca ci racconti come è nata la tua passione per il Bologna?
“Fin da bambino ho sempre amato il calcio, ho giocato anche in terza categoria qui in varie squadre della Romagna, ma l’amore per il Bologna è nato quando un gruppo storico di Faentini uniti a quelli di Brighella, Lugo e Cervia si ritrovano proprio qui a Faenza, ogni domenica che giocava il Bologna in casa, per prendere il treno e andare a vedere la partita al Dall’Ara. Questo gruppo non è da confondere con il club di Faenza e gli altri sparsi per la regione, sono persone che di generazione in generazione (almeno 2 in molti casi) hanno sempre tifato il Bologna e, di conseguenza, anche i loro figli si sono avvicinati a questa fede calcistica e sono sempre andati allo stadio, chi nei distinti chi in curva chi in tribuna, ma l’appuntamento fisso è sempre stato qui a alla stazione ferroviaria di Faenza. Io andai per la prima volta quanto avevo circa 16 anni a seguito del mio caro amico Andrea che, purtroppo, un incidente d’auto qualche anno fa ha portato in cielo. Così ho preso il via e mi sono appassionato subito alla curva Andrea Costa e da lì è iniziato un doppio amore, uno per la squadra che a quei tempi stava risalendo dalla serie B, con in panchina Maifredi, in campo invece i vari Pecci, Villa, Luppi, Pradella e Marronaro su tutti, e in curva con i ragazzi dei Mods 1982 prima e Beata Gioventù dopo”.
-Cosa ti ha affascinato di questo mondo?
“Tutto, dall’odore acre dei fumogeni agli striscioni variopinti, molti dei quali sono stato chiamato in causa in prima persona per prepararli, visto che ho fatto dapprima l’artistico e per un periodo ho frequentato anche l’accademia delle belle arti, poi ho aperto uno studio di tatuaggi qui alle porte del centro di Faenza, proprio vicino a un grande parco sito proprio a due passi dalla vita nevralgica e pulsante della mia città che per me è una piccola Bologna, ovvio Bologna è un vero spettacolo di città, ma diciamo che anche noi faentini ci difendiamo bene, visto che siamo il primo vero e proprio avamposto romagnolo dopo Imola”.

-Nella tua professione ti è capitato mai di fare dei tatuaggi dedicati al Bologna?
“Grazie per la domanda perché con me sfondi una porta aperta, in primis ne ho tre grandi e due più piccoli sulla mia pelle, che però mi sono fatto fare tutti da colleghi, tra cui due proprio di Bologna. Io a mia volta, frequentando la curva, ho avuto modo di farmi conoscere per questa mia dote che poi è diventata un vero e proprio lavoro, dunque devo dire che una trentina di ragazzi li ho tatuati prima o dopo le partite. Oppure, appena presa la patente, andavo dal pomeriggio fino alla sera a Bologna, tanto con un’oretta di statale si arrivava bene, molto meno con l’autostrada ma all’epoca non mi sentivo così sicuro, dunque preferivo prendermela con calma, così caricavo tutta l’attrezzatura che avevo all’inizio in macchina e realizzavo in garage, in casa, o dove capitava i primi tatoo. Poi ho aperto il negozio e visto che si era sparsa la voce, ho tatuato stemma del BFC e Logo stilizzato di Bologna a mezza Imola Rossoblù, che è davvero a un tiro di sputo da Faenza. Da lì in poi, sono arrivati tantissimi altri ragazzi e ragazze che avevano visto le mie opere o sentito parlare di me, e tutto questo facendo solo parlare i miei disegni, visto che non mai creduto che la falsa pubblicità dei vari Facebook o Instagram dice il vero; l’inchiostro e il disegno sulla pelle parlano più di mille presentazioni e social”.
-Hai tatuato anche dei giocatori del Bologna?
“Della prima squadra pochi, ma ho avuto il piacere di fare un piccolo lavoro per Adam Masina, mentre dei ragazzi che giocavano nella Primavera una paio di anni fa ne ho tatuati qui nel mio negozio diversi!”.
-Quale il tatuaggio più in voga fra i tifosi del Bologna?
“Senza ombra di dubbio lo stemma del Bologna, con vari allori o scritte gotiche sotto o intorno, proprio ad evidenziare l’amore e l’onore di tifare ed essere di Bologna. Poi mi sono capitati anche diversi ragazzi della Fossa dei Leoni, con i quali ho un rapporto stretto, visto che, per un periodo, oltre il calcio ho frequentato anche quel gruppo, lì ovviamente l’accoppiata del Leone e la F sudata la facevano da padrone”.

-Questo Covid-19 ha in qualche maniera fermato la vita di tutti e anche la tua attività?
“Assolutamente sì, quest’anno ho fatto la scelta di tenere aperto anche il giorno di Ferragosto, perché avevo delle prenotazioni, in un momento in cui il virus sembrava esserne andato, poi purtroppo è tornato più forte di prima e anche io devo dire che sto pensando ad altre soluzioni, senza dover pagare ogni mese l’affitto al padrone dei muri per poi tenere chiuso”.
-Segui sempre il Bologna?
“Sempre e proprio in questo periodo di Covid-19 purtroppo solo in tv, mi sono perso poche partite una o due al massimo, anche se penso che la piazza abbia perso tanto proprio per via di questa pandemia”.
-Per quanto riguarda la squadra cosa ne pensi?
“Non ho ancora inquadrato bene Saputo, penso che siamo Sinisa dipendenti, e che il mister stia facendo i miracoli tenendo e rincollando sempre i cocci e le voragini che dimostrano tutti i limiti tecnici e strutturali che questa rosa ha, e penso anche che questa sia l’ultima stagione del Serbo a Bologna, dopo di lui davvero dovremmo essere bravi, se per caso malauguratamente ci prendessi e se ne andasse, di scegliere bene un buon allenatore in panchina, altrimenti se non arriva nessuno di peso, non so che fine faremo”.
Danilo Billi