
-Saron, come e quanto ti sei avvicinata al calcio?
“Fin da piccola, Infatti avevo tre fratelli che giocavano a calcio e anche mio padre era dentro al mondo del calcio. Dunque i fine settimana eravamo sempre in giro per vedere della partite. Io venivo dalla danza classica, ma poi all’età di 6 anni ho voluto provare e così i miei genitori mi hanno iscritta nella Reno Centese dove ho giocato con i maschi fino all’età di 13 anni. Dopo sono passata alla New Team Ferrara, dove ho disputato il primo anno un campionato in serie C, che abbiamo vinto, per 4 anni ho giocato sempre con la stessa formazione in serie B, in seguito purtroppo siamo retrocesse nuovamente in serie C, e ho disputato anche quella stagione in maglia ferrarese, prima di prendere il mio anno di pausa, dove ho avuto la possibilità all’età di 20 anni di passare un anno all’estero . Ma mi mancava talmente il calcio che, quando sono tornata, sono andata a fare l’educatrice al Campus Rossoblù per 5 settimane”.
-Poi sei rimasta a Bologna e al Bologna?
“Nella mia testa c’era la volontà di frequentare all’Università Scienze motorie, ma il lavoro al campo di Casteldebole con la scuola calcio mi ha davvero assorbito tantissimo, fino a che non ho iniziato ad occuparmi a tempo pieno dell’ufficio, dove cerchiamo di coordinare tutto il lavoro del settore giovanile e da quest’anno delle ragazze. Io comunque avevo grande voglia di rimettermi in gioco, e in questi 3 anni mi ero sempre tenuta in allenamento con il calcio a 5, così, ultimamente ho deciso di riprovare nonostante tutto. I primi di Ottobre, quando il lavoro dell’ufficio, una volta finite le varie iscrizioni, me ne ha dato la possibilità, mi sono aggregata al gruppo ben allenato da un professionista come mister Galasso”.
-Come ti sei trovata con le ragazze e i dirigenti?
“Molte ragazze le conoscevo, così come i dirigenti, lavorando tutti i giorni con loro. Con il gruppo squadra devo dire che mi sono ambientata molto bene, forse anche per l’età simile, comunque devo ringraziarle perché mi hanno accolta super bene e mi hanno fatto sentire subito parte del team”.
-In che ruolo giochi?
“Sono un play puro, in passato ho spesso ricoperto questo ruolo in cui mi trovo perfettamente. Ovviamente è capitato che sono stata schierata anche come mezz’ala sia sinistra che destra, ma diciamo che da sempre gioco play”.

-Le due sconfitte consecutive secondo te ormai sono state archiviate?
“Purtroppo son arrivate in un momento no per noi sotto il profilo dell’organico dimezzato per il Covid-19, che ha colpito molte titolari, e degli infortuni che già ci portavamo dietro. Questo ha fatto sì che mentalmente abbiamo avuto un sensibile calo, prima leggero con l’Arezzo e forse più pesante con la Torres. Fortunatamente con il derby vinto poi in casa contro il Riccione, abbiamo avuto modo di ritrovarci subito e di bypassare questa negatività, che comunque durante il corso di un intero campionato ci poteva stare. Peccato che il tutto sia arrivato proprio a ridosso di due scontri diretti con le squadre fra le più forti del torneo”.
-Chi la più pazza del gruppo?
“Sarra, senza ombra di dubbio”.
-Chi invece vi richiama di più all’ordine?
“Capitan Bassi e Arcamone”.
-Chi è Saron nella vita di tutti i giorni?
“Una persona solare, un tempo quando ero più libera mi piaceva praticare tanti sport, come il tennis, il paddol, lo scii; ora però non riesco e infatti purtroppo ho dovuto interrompere anche l’università. Ho imparato ad amare Bologna e visto che abito a Casalecchio per venire a Casteldebole spesso mi concedo, quando il tempo lo permette, della belle pedalate in bici”.
A cura di Danilo Billi