Per la rubrica dei tifosi del Bologna “Fuori Sede” parliamo con Enrico da Imola

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Ecco una foto della nostra curva con lo striscione in basso a destra del gruppo imolese

-Ciao Enrico ci puoi raccontare la storia che ti ha portato a contattarci?

“Assolutamente sì! Salve a tutti, mi chiamo Enrico e di professione faccio l’elettrauto, ma da sempre la mia passione è stato il calcio, sia come calciatore di terza categoria dove giocavo fino a poco tempo fa, che quello giocato con il Bologna che porto nel cuore. Vi chiederete perché un imolese deve tifare il Bologna, visto che proprio fra le due città storicamente non scorre buon sangue e visto che gli imolesi da sempre hanno ribadito la loro voglia di scindersi da provincia emiliana e di passare sotto quella romagnola a cui i miei concittadini si sentono più vicini da sempre, per usi e costumi? Vi ho scritto proprio per questo motivo, per dirvi che sempre a Imola ci sono tantissimi tifosi del Bologna che seguono la squadra, e tifano rossoblù. Ad esempio io ho iniziato, nel lontano ‘82, ad avvicinarmi ai nostri colori, mi ricordo che mio padre e i suoi colleghi del lavoro, si riunivano vicino alla Rocca, per poi prendere un pullman tutto stipato di tifosi del Bologna, molti giungevano anche dalla vicina Castel San Pietro e altri da Faenza. Alle volte se non si prenotava per tempo il posto, si rischiava di restare fuori e di dover raggiungere lo stadio di Bologna con altri mezzi. Da lì iniziarono i miei viaggi verso il Dall’Ara”.

-Dunque c’erano molto imolesi a seguito del Bologna, ed ora?

“In quegli anni saremo stati sempre un’ottantina, e ci conoscevamo di vista più o meno tutti, con il corso del tempo i Faentini e quelli di Castello si sono dipanatI e hanno fondato dei gruppi tutti loro. A quel punto, anche noi di Imola abbiamo avuto una piccola scissione, infatti al nostro interno c’erano i signorotti che amavano andare nei distinti e noi più giovani che amavamo andare in curva e fare casino con gli ultras. In particolare poi sempre al nostro interno abbiamo vissuto due correnti di pensiero diverse, una parte schierata politicamente a sinistra seguì e si aggregò ai Forever Ultras, mentre la parte di destra andò e tutt’ora, pandemia a parte, è presente allo stadio con il suo striscione verso la zona della balaustra centrale. Non è facile spiegare le trasformazioni avvenute in tanti anni di tifo, di amicizie e dissapori, passando dalla serie C all’Europa, per poi ripiombare nelle categorie più basse che non appartengono proprio ad una piazza come Bologna, che ora fortunatamente veleggia stabilmente in serie A. L’unica cosa che posso affermare con esattezza è che a Imola si tifa per lo più per il Bologna, e che è rimasta nel corso degli anni un avamposto di confine che ha sempre dato tanto al tifo bolognese”.

-Partecipate anche alle trasferte?

“Certamente sì, mi ricordo che per almeno un decennio è stato fondato un vero e proprio gruppo, e ci siamo fatti sentire su tutti i campi in cui il Bologna giocava e in ogni categoria in cui ha militato. Personalmente amavo in modo particolare le trasferte, visto che così avevo la scusa per girarmi l’Italia, stare in balotta con gli altri imolesi e stringere legami fortissimi, quasi di fratellanza, con tantissimi bolognesi, con i quali poi ci siamo ritrovati in alcune feste, e con alcuni di loro, vicino ai Mods e alla Beata Gioventù, siamo anche andati spesso non solo in trasferta ma anche al mare assieme. Il Bologna, per noi di Imola ha sempre rappresentato un orgoglio e unA passione che ci ha unito negli anni, cementando quelle che all’inizio erano solo delle conoscenze, ma che ora sono diventate una famiglia allargata. Con molti ragazzi del posto poi abbiamo l’abitudine di frequentarci anche al di fuori dello stadio, così, da circa 7 anni prima del Covid, abbiamo iniziato ad andare alle riunioni settimanali a Bologna di alcuni gruppi ultras con i quali condividiamo gli stessi interessi, ma soprattutto a vederci costantemente in un pub nel centro storico di Imola, dove passavamo gran parte delle nostre serate, visto che una usanza imolese ancora in voga ora (sempre prima della pandemia) era quella di ritrovarsi sempre il venerdì e il sabato sera per le vie del centro, ammassandoci davanti o dentro i vari locali, e facendo delle passeggiate in gruppo sù e giù, sempre fra i 4 cantoni del nostro centro storico”.

-Che Bologna ti è rimasto nel cuore?

“Due annate in particolare, la prima quella quando Maifredi, con quella meravigliosa cavalcata, ci portò in serie A, mi ricordo di: Villa, Pecci, Pradella, Marronaro, ecc… L’altra, quella legata alla qualificazione in Europa, quando giocava Baggio, ma in particolare quando sulla panchina del nostro Bologna sedeva un allenatore che amo alla pazzia quale Renzo Ulivieri. Penso, infatti, che molti, anzi i più, rimangono affezionati ai giocatori, io invece agli allenatori. Ho avuto umanamente anche tanta stima per Stefano Pioli”.

-E per il nostro mister attuale, che potrebbe essere anche il futuro del Bologna da quanto si è letto fra le righe dalla dichiarazioni di patron Saputo?

“Sinisa non mi piace fino in fondo, io ancora in tanto tempo non l’ho ancora messo realmente a fuoco, capisco solo che è molto ambizioso e fa bene ad esserlo, ma reputo che tante sconfitte del Bologna, soprattutto in questi ultimi due campionati, siano imputabili a lui, inoltre lui stesso dice che è Serbo e noi in Italia non capiamo bene il loro modo di fare spirito, come quello che successe con la storia del pullman, bene io sono di Imola e lo capisco ancora di meno, anzi penso che dietro alcuni suoi modi arroganti ci sia la chiave di alcune lacune tecniche che lui ha e non sono poche”.

-Della stagione del Bologna che cosa ne pensi?

“Ancora non è finita, forse devo aggiungere per fortuna, perché spero che nelle prossime partite, visto che poi si deciderà inevitabilmente il destino anche in chiave mercato di molti giocatori, arrivi anche qualche vittoria. Giocare bene e perdere dopo un po’ rompe le scatole anche ai santi, inoltre ancora non siamo salvi e ci serve questa benedetta matematica, senza parlare poi del fatto che dopo anni che giochi solo per la salvezza, un poco ti stanchi, anche perché ti sembra di mangiare sempre la solita minestra, come per il discorsi della famosa punta centrale che manca al Bologna da almeno tre stagioni, ma che non arriva mai, tanti nomi, tante speranze e poi si rimane sempre con un pugno di mosche in mano. Ma da una parte, quello è anche il ruolo di voi giornalisti che alimentate sempre piste e arrivi impossibili sotto le due Torri, il Covid ha azzerato tutto, e capisco perfettamente la linea di Saputo che non vuole andare in perdita in quello che poi alla fine per lui è un giocattolo, anche parecchio costoso”.

A cura di Danilo Billi

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