Torniamo ad occuparci dei tifosi Fuori Sede del Bologna, questa volta abbiamo sentito Letizia da Londra

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Letizia con la maglia del Bologna al centro della foto

-Ciao Letizia quando ti sei trasferita in Inghilterra? 

“Ciao a tutti i vostri lettori, io mi sono trasferita prima a Durham nel 2019, lì lavoravo in un reparto dell’ospedale della caratteristica città del nord dell’Inghilterra, località molto particolare, posso dire a tratti anche molto pittoresca, dove ho fatto amicizia con altri infermieri italiani e proprio lì abbiamo iniziato a vedere a distanza le drammatiche immagini che arrivavano dalla Cina e dall’Italia, da noi diciamo che i casi di Covid sono arrivati ma con ampio ritardo a differenza per esempio dell’Italia, e onestamente non eravamo pronti con tutte le tute protettive che vedevamo che i colleghi italiani indossavano, a noi ci hanno dato solo delle mascherine e dei guanti, per lo più il virus aveva aggredito persone anziane e altre con comorbidità, nel frattempo seguivo il Bologna in streaming su Sky Go e riuscivo fra un turno e l’altro a seguire le partite. Poi è arrivata la parte più difficile e, allo stesso tempo, più bella, quella che avevo sognato fin da piccola quella del trasferimento nella mia amata Londra, in un ospedale del centro città”. Chiosa ancora Letizia: “Ho trovato nella mia coinquilina, anche lei italiana e anche lei infermiera, una grande amica, e poi abbiamo conosciuto altri ragazzi italiani che facevano il nostro stesso lavoro, così abbiamo costruito una piccola compagnia, che ogni tanto si vedeva anche solo per mangiare una pizza assieme, che di quei tempi era già una grande cosa. Londra, nonostante il lockdwon che è stato in vigore fino a pochi mesi fa, ha mantenuto sempre una suo fascino e una sua vivacità, nonostante il virus abbia aggredito in maniera devastante anche le fasce d’età più giovani, io da chirurgia sono stata trasferita in terapia intensiva, perché ad un certo punto mancava il personale, e ho potuto assistere in prima persona alla gravità di questa pandemia”. 

-In tutto questo riuscivi sempre a seguire il nostro Bologna? 

“Purtroppo ad un certo punto Sky Go ha deciso di non andare più all’esterno, così mi sono dovuta ingegnare a trovare altre fonti per vedere le partite, finché ci sono riuscita ho continuato a seguirle quasi in tempo reale, dopo di che nell’ultimo periodo mi sono appoggiata alle dirette radio di Radio Bruno, e anche se non vedevo le immagini in tempo reale, almeno seguivo l’andamento della gara e mi facevo anche qualche bella risata”. 

-Fra i tuoi amici italiani siete in molti a tifare? 

“Penso francamente con questo interesse di essere l’unica”. 

-Come è nata la tua passione per il Bologna? 

“L’ho ereditata dalla mia famiglia, mio nonno era il segretario del Bologna nella stagione 1963-64, quella stagione dello scudetto, mia mamma mi raccontava sempre che andava con me in grembo a vedere le partite, che dire ero una predestinata. All’inizio il calcio non mi prendeva tantissimo, anche se lo seguivo per fare piacere alla famiglia, poi il colpo di fulmine rossoblù ha colpito anche me, così ho iniziato a tifare e partecipare in modo attivo alla curva Andrea Costa, con gli amici delle superiori e spesso non disdegnavo anche di andare in trasferta”. 

-Un momento che ricordi sempre con grande emozione? 

“Sicuramente la promozione dalla serie B alla serie A in quella sera quando abbiamo vinto lo spareggio con il Pescara. A casa ho ancora dei pezzettini della rete che abbiamo tagliato durante l’invasione di campo a fine partita”. 

-Non riesci a tornare spesso a casa, vero? 

“E’ difficile con questa pandemia è davvero stata molto dura; sono stata anche fortunata che sono riuscita a tornare due volte fino ad ora, ma ora sembra che in Italia vogliono rimettere nuovamente la quarantena per chi torna dall’Inghilterra, io mi sono vaccinata a Gennaio scorso e spero tutto questo possa servire ad evitarmela, ma staremo a vedere. Dal canto mio posso solo dire che non vedo l’ora di ritornare e di andare anche allo stadio, perché mi manca troppo sia il Bologna che una bella scorta di piatti di pasta, visto che qui ce la sogniamo”. 

A cura di Danilo Billi

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