-Ciao Laura, a che età haI iniziato a giocare a calcio a 5?
“La mia prima esperienza è stata con il calcio a 11, non ricordo esattamente quanti anni avevo, però non avevo ancora la patente, perché mio padre mi portava sempre a Senigallia; dopo quell’unico anno, invece, ho sempre giocato a calcetto”.
-In che categorie hai militato?
“Dopo il primo anno in Uisp, ho sempre fatto la serie C, cambiando diverse squadre, all’inizio con le Pink Panters, dove tra l’altro ho giocato con quella che poi è stata la mia allenatrice nel San Michele, poi ho cambiato, sono stata al Flamina, Eta Beta, Villanova, poi sono arrivata al San Michele e da settembre sono a Santoro, dove però causa Covid-19 non sono riuscita ancora a giocare un campionato”.
-La stagione che fino ad ora ti è entrata nel cuore?
“Sicuramente quella del San Michele, dove c’era un gran gruppo, e l’anno del Covid siamo arrivate a giocare la Coppa Nazionale che, però, causa pandemia è stata sospesa; è comunque stato un grandissimo gruppo”
-Calcetto femminile e pregiudizi?
“Ci vivo ormai e non mi fanno più ne caldo ne freddo, ti posso solo dire che da dentro non li sentiamo. Ma ripeto fra gli addetti ai lavori e noi giocatrici non ci pensiamo più di quel tanto e pensiamo a giocare”.
-Il non giocare per il Covid nelle gambe e nella testa quanto è pesato?
“Tanto perché anche lo scorso anno abbiamo fatto la preparazione e poi ci hanno fermato e questo ti taglia non solo metaforicamente le gambe, ma ti butta giù di morale, inoltre l’idea di dover ripartire con una nuova preparazione, avendo saltato la parte più bella, ovvero quel del divertimento, è parecchio pesante e snervante”.
-Il tuo ruolo?
“Io sono un laterale sia di sinistra che di destra, ho sviluppato, visto la mia statura minuta, lo sprint, ho un buon tiro, e mi piace la palla lunga e pedalare quando è possibile, praticare questo tipo di gioco”.
-Anche il mondo del calcetto, come quello del calcio, ha avuto una bella evoluzione ultimamente, cosa vorresti dire a tale proposito?
“Che le ragazze di adesso si possono ritenere molto fortunate. Io lo sono per forza, amando il mondo del pallone in rosa ho dovuto iniziare in squadra a 11 di calcio prima di passare al calcetto, anche perché non c’erano tutte le squadre che invece fortunatamente ci sono ora”.
-Le differenze maggiori fra calcio a 11 e 5?
“Nel calcio a 5 si corre di più, tocchi di più la palla, è più dinamico; nel calcio a 11 hai sicuramente più tempi morti e tocchi molto meno la palla, dunque da una parte si sviluppa anche sui singoli episodi”.
-Chi sei fuori dal terreno di gioco?
“Sono una ragazza normalissima, lavoro, amicizie, passione per l’arabo che ho studiato quando c’era l’Università distaccata a Pesaro, e sono abbastanza social dipendente, ho sia Facebook e Instagram”.
A cura di Danilo Billi