A Bologna ai tempi del Chaos di via Fondazza 62/A

Un vecchissima foto scattata al Chaos di Alessandro Mastellari

A volte si pensa a come sono cambiati i tempi ed ovviamente ci si lascia prendere da una certa nostalgia per quello che fu e che ormai è già passato. Ma il ricordo rimane sempre. Sono stata la moglie e sono la mamma di due grandi tifosi del Bologna calcio. Mio marito Antonio Billi e mio figlio Danilo erano due cultori di questa squadra che seguivano con passione, ovviamente mio figlio lo è ancora, anzi è un giornalista sportivo e si occupa del Bologna a tutto tondo, sia maschile che femminile. Ognuno di loro, mi riferisco ai miei, aveva le proprie idee e spesso si confrontavano per discuterne insieme più o meno pacatamente. In casa nostra la televisione era sempre sintonizzata sui programmi locali che venivano trasmessi in orario pre e post serale e nei quali si parlava di calcio, al punto che io mi sentivo un po’ trascurata. Poi c’era lo stadio dove andare a vedere giocare la partita, il circolo per discuterne con i colleghi di lavoro, e mi riferisco in particolare al circolo della Cassa di Risparmio della Carisbo, dove mio marito lavorava, ed i gruppi ultras ai quali fare riferimento, che mio figlio amava e ama ancora.

A Bologna negli anni ’80 e ‘90 c’era anche un negozio in via Fondazza, che si chiamava Chaos, detto anche la “Svizzera del materiale ultras” creato da Alessandro Mastellari, noto come Sandro. L’apertura del negozio Chaos era stata conseguente alla formazione del gruppo Total Chaos, ed era un ritrovo per i ragazzi che componevano il gruppo e dava loro la possibilità di acquistare il materiale che più cercavano.

Dice oggi Sandro: “All’epoca era in auge il giornale Supertifo che aveva sviluppato pubblicazioni di calcio. Grazie a questa rivista, i collezionisti di tutta Italia potevano contattarsi e scambiare sciarpe, magliette, bandiere, cappellini e quant’altro. Infatti, c’era una forte richiesta di questo materiale, così mi venne l’idea di aprire un negozio specializzato in via Fondazza a Bologna. Avevo vissuto per un certo periodo di tempo in Inghilterra, dal ’69 all’86, e avevo notato come fosse sviluppato il merchandise relativo alle squadre di calcio a livello professionale. Infatti, esistevano tanti negozi che vendevano materiale ufficiale delle squadre di calcio che andava dai portachiavi, alle maglie, ecc… In questi c’erano oggetti appartenente a più squadre e furono la mia ispirazione. Il punto vendita da me creato era una piccola Svizzera, non erano tollerati incidenti di sorta, e c’era sempre un certo tipo di controllo. Qui veniva gente da tutte le parti d’Italia ed era sempre garantito il servizio di ordine tra i gruppi. Oltre me, c’erano atri soci, quali ad esempio Massimo. La sua chiusura avvenne nel 1998 con la crisi di mercato, con le prime diffide, le prime cariche e altre varie situazioni. Peccato, perché quello era un luogo di ritrovo per tanti che potevano fermarsi a giocare a carte, organizzare trasferte, fare quattro chiacchiere e scambiare opinioni”.

Riprendendo il discorso, il negozio Chaos era molto amato da mio figlio che collezionava qualsiasi pezzo collegato al Bologna e da mio marito che, spesso, passava di lì, una volta uscito dall’ufficio, per curiosare e vedere se era arrivata qualche novità, in particolare qualche sciarpa, da regalare a mio figlio.

Attualmente mi fa tenerezza vedere come brillano gli occhi di mio figlio quando in occasione delle partite del Bologna sfodera una delle sue sciarpe, la fa girare e dice con orgoglio: “Questa me l’ha comperata mio padre!”.

Quelli sono bei ricordi legati alla città dove abitavo e che rimpiango, che difficilmente ritorneranno e che rimarranno nel mio cuore.

Di seguito, ecco anche la testimonianza di quegli anni di mio figlio Danilo: “Si può dire che per alcuni aspetti noi altri della vecchia generazione che vivevamo la curva, non come si vive adesso, eravamo tutti figli del Chaos, mi ricordo che in via della Fondazza ci passavo spesso o da solo o con gli amici che mi ero fatto nei Total Chaos, ma spesso trovavamo chiuso, perché il negozio che per noi era come il paese dei balocchi non rispettava proprio, specie negli ultimi suoi tempi di esistenza, degli orari precisi. All’interno c’era di tutto, dalle toppe per i nostri bomber o parka, alle spille, agli adesivi, alle tantissime sciarpe di gruppi leggendari anche del sud, che si vedevano solo su Supertifo, un piccolo mensile dedicato alle curve italiane. C’era davvero tanto, ogni sorta di oggettistica prodotta dai vari gruppi italiani dal nord al sud Italia, in quel periodo avevo incontrato poi dei ragazzi di Lecce e di Bari che facevano l’università a Bologna e che portavano il loro materiale al negozio. Al Chaos, almeno di vista, poi noi di Bologna ci si conosceva tutti e spesso ci si fumava qualche sigaretta assieme, si faceva qualche giro di carte, ma soprattutto si discuteva alla sana e vecchia maniera di essere ultras, e delle coreografie di questo o quel gruppo. Di sorta era un’isola franca dove, ricordo, una volta mi ritrovai a parlare del nostro mondo anche con degli interisti e dei bergamaschi ma con rispetto, perché si sapevano le regole del Chaos. Spesso ci incontravo anche mio padre che, dopo la chiusura del Bar Otello, faceva capolino lì per vedere se mi poteva comprare qualcosa, in special modo quando dopo lo scioglimento del gruppo in curva io frequentavo l’orbita del mondo legata ai Mods e, dunque, passavo veramente di rado in negozio, anche perché era il periodo della cortina di ferro e del grande gelo che regnava a Bologna fra i vari gruppi, una situazione quasi surreale che forse si sta vivendo nuovamente solo ai giorni d’oggi, anche se all’epoca era volata qualche tozza di più. Il mio ricordo del Chaos poi lo lego in particolare per l’appunto a mio padre che ora non c’è più, dopo che un’auto pirata lo ha portato a tifare il nostro amato Bologna in cielo, a una notte che giravamo a zonzo con i motorini e che passando per via della Fondazza vedemmo le luci accese e il negozio aperto e ci fiondammo dentro. Alla fine facemmo un’ora pazzesca, ma era talmente tanta la gioia di trovarlo aperto, che facemmo due giri di carte e uscii con l’ennesima nuova sciarpa del Bologna che tutt’ora sventolo sul divano prima delle partite, il resto è fuffa. Il Chaos ha segnato un’epoca storica nel panorama ultras Bolognese e non solo, per chi c’era non c’è bisogno che aggiunga altro, e spero che le mie parole possano fare riaffiorare ricordi assopiti di un’era che non tornerà mai più”. 

Rosalba Angiuli  

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