Le parole di Alice Pignagnoli al nostro blog per la nota vicenda di allontanamento dalla Lucchese in quanto incinta, anche se a poche ora dal Natale sembra essere scoppiata la pace.

Credit Photo: Alice Pignagnoli Istagram

In questi giorni si è molto parlato di quanto successo alla giocatrice Alice Pignagnoli, portiere della Lucchese, serie C. 

La calciatrice, infatti, è stata sospesa dalla squadra perchè incinta. Lo ha reso noto lei stessa in un’intervista rilasciata a La Repubblica. L’atleta si è accorta di aspettare un bambino a metà ottobre e lo ha comunicato alla società. Questa, però, per tutta risposta, l’ha esclusa dalla prima squadra. Dapprima le è stato chiesto di restituite il materiale sportivo e, quindi di liberare il suo posto letto. Alice, già mamma di una bambina, aveva avuto la primogenita durante la sua permanenza al Cesena. La Pignaroli, nel corso della sua carriera, ha difeso la porta di: Reggiana, Cesena, Milan e Torres, vincendo anche uno Scudetto e una Supercoppa italiana.

Ecco quello che ci dichiarato quando alla Vigilia di Natale siamo riusciti a sentirla per telefono:

“E’ importante quello che il movimento è riuscito a conquistarsi, in particolare la serie A femminile, ma è altrettanto importante che chi gioca e a tutti gli effetti lavora in serie B o in serie C venga tutelato e retribuito. Io questa stagione potevo tranquillamente giocare in serie B,  come ho fatto a Cesena, dove però mi permettevano due allenamenti a casa mia con la squadra maschile di mio marito e due più la partita al campo, più un piccolo rimborso spese. Purtroppo le squadre di serie B che mi volevano, come Napoli e Lazio, hanno chiesto che mi allenassi sempre con loro ma il rimborso che concedevano non superava di gran lunga le spese che dovevo affrontare per spostarmi ogni volta, cosi ho accettato di scendere di categoria e andare a giocare nella Lucchese. Ma ormai tutti sanno come sono finite le cose, con la società che non si è degnata neppure di chiedere scusa, ma è passata direttamente alla smentita dei fatti, cercando di farmi passare come bugiarda. A questo punto, mi sono dovuta rivolgere al legale della federazione, dove mi ha assistito un Avvocato che mi ha detto che la Lucchese non mi poteva lasciare senza stipendio. Nel frattempo, la mia ex società mi ha comunicato via pec che dovevo presentarmi per sgombrare d’urgenza l’appartamento, così ho dovuto far prendere un giorno di ferie e farmi accompagnare da mio padre, impacchettare tutto e portarlo via, visto che essendo incinta non posso più fare ovviamente sforzi. Ma la tragedia peggiore è la freddezza con cui sono stata trattata, il fatto che mi sia stato tagliato completamente lo stipendio, che già era in arretrato, e poi il comportamento degli ex dirigenti che magari potevano cercare altre soluzioni, potevano per esempio sentire Cesena dove ero stata l’anno prima e capire il metodo che loro avevano usato con me, ma soprattutto quello che mi ha ferito come sportiva è stato il fatto di dovermi allontanare dal gruppo, a differenza di altre ragazze che, ad esempio, se si rompono il menisco sono sempre vicine alla squadra, a me è stato vietato anche questo. Sono stata svilita come donna e come madre, perché questa maternità è stata trattata nella peggiore delle maniere, proprio ora che nella serie A è entrato il professionismo e proprio ora che tutti dicono che il calcio femminile deve offrire pari opportunità anche alle donne. Posso solo affermare che la Lucchese è andata controccorente, alla fine mi sarei accontentata anche della scuse pubbliche, visto che quando ho avuto la certezza di rimanere senza stipendio e rimborsi, con un figlio già da mantenere mi sono rivolta alla stampa per far sì che tutti sapessero cosa mi stava accadendo. Anche perché per me il calcio è sempre stato oltre che una passione un lavoro e rimanere totalmente a piedi è stato un problema. Poi non pensavo sinceramente che la mia vicenda prendesse tali proporzioni, ma non sono pentita di aver portato alla luce un problema che oggi riguarda me e un domani potrebbe riguardare un’altra giocatrice che si dovesse ritrovare a metà campionato incinta. Aspettare un figlio è un dono del cielo, non deve essere considerato un problema. Il fatto è che dopo la venuta del professionismo, nelle leghe dei dilettanti, come la serie B o la serie C, si gioca al ribasso, le società invece che alzare l’asticella, molto spesso cercano di risparmiare il più possibile, appoggiandosi sempre alle stesse agenzie di giocatrici e riproponendo i soliti nomi e che pur di avere una chance accettano di giocare per una miseria, spesso anche solo per un rimborso spese. Poi ci sono le giovani dei grandi club che sono vogliose di una vetrina e di scrivere il proprio nome a referto, allora si accontentano anche di vivere in 6 o 7 in un appartamento. Ecco alla fine la cosa più brutta è proprio questa, la violazione della pari opportunità e il piegarsi anche di tante atlete e non pretendere dei contratti che le tutelino in qualche maniera, anche perché fra serie B e C ci sono veramente poche ragazze che secondo me fanno tutto questo come un lavoro o con la speranza che lo diventi. Dunque accettare tutto questo significa svilire la propria professione. Con la Lucchese non so come finirà, ma lotterò fino alla fine per recuperare fino all’ultimo centesimo quello che attualmente mi è stato negato, non solo per aiuto economico in una famiglia in cui ne è bisogno, ma anche per una crociata personale e per un avere una dignità, perché non mi voglio vergognare di portare in grembo una giovane creatura e di tornare a essere mamma”.

Al momento sembra che proprio nel tardo pomeriggio di ieri la calciatrice e la Lucchesi si siano seduti allo stesso tavolo e sia finalmente scoppiata la pace, stando alla nota diramata dalla società toscana, sembra aver appianato le divergenze esplose pochi giorni addietro. «L’Asd Lucchese Femminile – si legge nella nota – a conclusione di un un sereno confronto con la calciatrice e la sua legale, rende noto come sono state chiarite le incomprensioni fra la nostra associazione dilettantistica, per la prima volta chiamata a gestire una situazione simile. Ci rammarichiamo se alcune circostanze hanno determinato disagio nella nostra tesserata, ma ciò non è certamente dipeso da una precisa volontà della società che, giova ricordarlo, ha accolto Alice già mamma nel proprio gruppo, condividendo con lei un programma di allenamento che le consentisse di trascorrere del tempo con il figlio». «Avendo compreso le recriminazioni della calciatrice – chiude la Lucchese femminile – ribadiamo che saranno rispettati tutti gli impegni contrattuali, intendendo la nostra società portare il massimo rispetto ad Alice, prima di tutto come donna e poi come atleta».

Danilo Billi

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