Dopo aver corso con le moto, Valentina Spoletini è passata alle eBike, intervistiamo la marchigiana per il nostro blog.

-Ciao Valentina, come mai sei passata dalle moto alle eBike?
“Giusto, hai detto bene, io prima gareggiavo con le moto da fuori strada, poi ho avuto un intervento importante al ginocchio e con le moto mi sono fermata. Preciso che prima di allora non amavo per niente la bici, poi quasi per caso ho provato una bici elettrica e mi sono resa conto che non era assolutamente male, anzi mi dava tanti stimoli, così nel maggio 2020 ho comprato la mia prima eBike elettrica con ammortizzatori sia davanti che dietro, e ho iniziato dapprima con una buona preparazione fisica, perché dovevo rincominciare tutto da capo”.
 
-In che senso?
“Pensavo che per me che venivo dal mondo delle moto fosse tutto più facile, invece sono qui a smentire questa favola, se la moto da cross la guidi prevalentemente tenendola forte con le gambe, con la bici è proprio tutto il contrario, sono proprio le tue gambe che si devono adattare al modo di guidarla e sono loro a dare il ritmo”.
 
-Quanto costa il modello di bici che stai adoperando?
“Inizialmente mi ero data un badget che ovviamente ho sforato. La mia prima bici l’ho trovata a Roma e ho speso 3.300 euro, ma non sapevo all’epoca che le bici vanno a taglie, quella era un S mentre io avevo bisogno di una M, così poco tempo fa ho dovuto cambiarla e per quella nuova ho speso 5.400 euro, però posso dire che assolutamente il telaio è superiore, ammortizza di più e il carro si muove meglio in base a quello che vuoi o devi affrontare in gara, inoltre la batteria si può anche togliere, in modo che posso usarla anche come bici normale”.
 
-Ci racconti delle tue prime piste e gare?
“Il primo anno per era importante cercare di prendere dimestichezza e lanciarmi contro le mie paure, visto che c’erano delle piste che all’epoca temevo tantissimo e che ora invece adoro. Sono partita con quella di Urbania, dove ho preso tanto fango e dove c’erano dei bei muri, visto che giorni prima aveva anche piovuto e non poco. Lì poi ho danneggiato anche in parte il freno a disco che si è storto. Allo stesso tempo essere arrivata a farla mi ha dato il coraggio per affrontare poi quella di Fossombrone che per me era un incubo, ma poi alla fine una volta fatta è diventata come dicevo prima una delle mie piste preferite”.
 
-Lo scorso campionato regionale invece hai puntato non tanto a finire le gare ma a fare anche risultato, giusto?
“Sì, il campionato che si è appena concluso era il mio secondo in assoluto, e devo dire che mi sono allenata tantissimo ogni volta che non lavoravo al bar, e tutti mi hanno fatto i complimenti perché hanno visto un netto miglioramento. Anche io sono rimasta molto soddisfatta per i piazzamenti che ho fatto, questo è anche quanto ho imparato grazie ad un amico a fare meglio le curve. Ogni volta che potevo prendevo il furgone e andavo ad allenarmi alle Cesane, per cercare di abituarmi sempre di più a tutti i vari circuiti e soprattutto agli imprevisti che avrei potuto trovare in gara”.
 
-Qual è stata la gara più insidiosa nella passata stagione?
“Delle quattro tappe che sono state nell’ordine: Treia, Urbania, Acqua Santa Terme e Fossombrone-Cesane, sicuramente quella di Acqua Santa Terme, dove ci sono stati tantissimi ritirati, tante rotture, io dal canto mio ad un certo punto sono anche scesa e ho spinto la bici, quella era necessaria finirla a tutti i costi e alla fine ci sono riuscita, non so ancora come, ma ci sono riuscita”
 
-Ci puoi raccontare il mondo che gravita intorno a queste gare?
“Secondo me è un mondo fantastico, nell’enduro, sia quando gareggiavo in moto che ora in bici, il paddock è sicuramente il punto di massima aggregazione, si scherza, si ride, c’è chi a modo suo cerca la sua concentrazione pre gara, e a chi come me, invece, piace stare in compagnia e scherzare fino a pochi minuti dallo start iniziale, anche perché poi dal momento che sali in sella sei tu stessa che devi costruirti il tuo percorso, mentalmente tutto questo mi ha fatto crescere tantissimo. Alla fine sei da sola in gara e dunque devi trovare dentro di te la forza necessaria per fare tutto, anche nei momenti di maggiore difficoltà, e alle volte come mi è capitato per l’appunto nella pista di Acqua Santa Terme, l’unico obiettivo non è tanto la posizione finale, che è importante senza ombra di dubbio, ma lo è ancora di più terminare la gara con la bici tutta intera e arrivare fino in fondo”.
 
-Fai parte di un team?
“Lo scorso campionato ho corso per il Bad School di Cesena dove era tesserata una mia carissima amica, ho avuto la divisa, l’assistenza e tanto supporto dentro e fuori le gare, poi ovvio con il mio lavoro di barista fatico a vederli spesso, ma ogni tanto quando capita facciamo sempre delle mangiate dopo le gare, e stiamo tutti assieme in un clima di grande festa”.

-I tuoi che dicono?
“Mia madre inizialmente era contraria, come mio padre che tra l’altro è un meccanico di moto, ma poi alla fine si sono rassegnati, perché hanno capito dopo mille battaglie che alla fine io poi faccio quello che mi piace e mi rende più felice”.
 
-C’è molta differenza fra la moto e la bici?
“Assolutamente si, la moto per quanto sia è stata e sarà per sempre il mio primo e unico amore, ma ora continuerò con la eBike e la prossima stagione punterò anche a fare una gara del nazionale. Concettualmente poi la moto mi dava paradossalmente più sicurezza, nonostante pesasse 100 kg contro i 24 della bici, che però proprio per questo motivo all’inizio mi dava grande instabilità e ci ho messo moltissimo tempo ad adattarmi, poi come dicevo prima alla fine è una questione di gambe, la moto la governi praticamente dal serbatoio, mentre con la bici sei tu che devi fare tutto. Poi ci sono tanti pregiudizi, adesso molto meno, dove vai sei una donna, non puoi avere questa passione. Ci sono quelli che ti stimano e poi ti fanno i complimenti molto dopo, ma c’è anche chi ti dice: “Cazzo fai? Sei una donna!”. All’inizio mi pesavano, però io ce la farò, li ho presi come punti di forza, non per tutti magari è così, ad altre persone questa cosa da fastidio”.
 
-Dunque i pregiudizi ti hanno accompagnato nella tua esperienza sia con le due ruote prima a motore e poi senza?!
“Sì, tantissimi e solo perché sono una ragazza, molti mi dicevano che era meglio se stavo a casa a cucinare, grazie proprio a questi pregiudizi mi sono fatta sempre più forte e ho reagito di tigna come a dire: “Adesso ve lo faccio vedere io cosa sa fare una ragazza!”. Dunque da una parte anche se è una cosa che definirei appartenere al Medioevo, tutto questo scetticismo e tutte questi insulti e critiche gratuite hanno rafforzato in me la voglia di voler gareggiare e, se possibile, farlo meglio anche dei maschi”.
 
-Nella vita di tutti i giorni sei una barista, vero?
“Sì, di un bar di paese vicino a Fano, nel tempo libero non riesco mai a stare ferma dunque, ho fatto palestra prima, e pattinaggio poi, ho provato tutti gli sport a tutto tondo”.
 
 
-Solitamente in che periodo ci sono le gare?
“Il campionato regionale inizia solitamente a settembre per finire a novembre, anche se io, ovviamente, mi alleno tutto l’anno, e solitamente conosco ormai bene le piste, prima di ogni gara soffro sempre di mal di stomaco e di una forte ansia, anche perché, siamo onesti, il rischio di farsi male sul serio c’è, poi fortunatamente appena parte la gara, l’ansia si trasforma in adrenalina che non mi abbandona fino a che non arrivo a destinazione”.
 
-Cosa vuoi dire a tutte le ragazze e i ragazzi che dopo aver letto questa tua intervista si vorrebbero avvicinare a questo mondo?
“Dico quello che ho poi detto ai miei vari amici che nel corso del tempo ho fatto appassionare, due dei quali ora fanno anche delle gare, ovvero provare, indipendemente da tutto, di seguire i propri sogni, di mettere a fuoco il loro obiettivo, di fare di tutto per raggiungerlo e di non mollare mai. Inoltre se siete interessati ad avere altre info sulle eBike, di contattarmi, sono disponibile a parlarne e in caso a consigliarvi”.

Danilo Billi

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