
Ala/centro di 192 cm, nata a Castel San Pietro Terme in provincia di
Bologna, Olbis Futo Andrè è cresciuta cestisticamente nel capoluogo
emiliano, nella Polisportiva Pontevecchio e nella Fortitudo Rosa. Nel
2014 esordisce in Serie A2 con la maglia della Libertas Basket
Bologna. Nel 2015 il passaggio a Battipaglia dove, oltre a diversi titoli
giovanili, gioca nella prima squadra in Serie A1. Nel 2018 arriva a
Schio dive resta fino alla scorsa stagione, vincendo due scudetti, due
Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane; disputa anche l’Eurolega. Con
la Nazionale azzurra esordisce in Macedonia nel novembre 2017, nella
prima gara di qualificazione ad EuroBasket 2019. Con l’ItalBasket
vanta 34 presenze. Olbis è nipote dello scrittore Futo Andrè, che vive e
lavora a Castel San Pietro.
Nelle prime amichevoli Olbis ha segnato molto, 19 punti a Rovigo
contro Venezia, uno in meno a Lucca. Dopo avere disputato tutte le 5
amichevoli giocate e vinte dalla Segafredo, Andrè ha segnato 11 punti
nella semifinale di Supercoppa dominata dalle bianconere, solo due
invece i punti nella finale persa nettamente contro la sua ex squadra,
Schio. All’esordio in campionato 6 punti contro Crema nell’opening day
di Cagliari, poi un guaio fisico le ha fatto saltare la partita contro San
Martino di Lupari. Contro San Giovanni Valdarno la numero 22 delle V
nere è tornata in panchina ma senza entrare in campo, esattamente
come le compagne Dojkic e Barberis.
L’inviata di Cronache Bolognesi, Anna Venturoli, che da bambina, di
dieci o undici anni giocò contro Olbis, quando quest’ultima militava nel
Pontevecchio allenato dall’ex Virtus e Fortitudo Moris Masetti, ha
incontrato la giocatrice della Virtus a Castel San Pietro. Ecco il
resoconto dell’incontro:
Sono sincera, non sapevo chi fosse Olbis fino a qualche mese fa,
quando mio padre mi disse con l’entusiasmo di un bambino “Olbis
viene alla Virtus !!!!”. La stiamo aspettando nel parcheggio sotto il
Cassero, “ lei è nata a cento metri da qui”, ci dice Andrè lo zio, vecchio
amico di mio padre, occhi da saggio africano, che quando parla della
nipote gli si illuminano gli occhi tra orgoglio e commozione. Eccola,
alta, molto bella, sorridente e solare, come me l’aspettavo; io che a
basket ho giocato solo tre anni, ma che di questo stupendo sport sono
rimasta innamorata. Prendiamo un gelato e ci sediamo nella piazza,
mio padre cerca nervosamente ma inutilmente di ripassare le domande
che gli ha mandato Ezio, teme di non essere all’altezza, Io non ho
dubbi: non è all’altezza.
Chiacchieriamo, mio padre con Andrè, io con Olbis, scivoliamo quasi
subito nel sociale, saltando a piedi pari le questioni tecniche.
Mio padre racconta di Massimo Antonelli, vecchia bandiera Virtus, che oggi cerca
di dare una opportunità ai ragazzi figli di immigrati, prevalentemente
dalla Nigeria, che vivono a Castel Volturno. Parla del progetto Tam
Tam Basket e di come Massimo e il suo staff hanno già fatto grandi
cose incontrando politici importanti (Draghi fra tutti) ma tanto ancora
resta di da fare e c’è bisogno di testimoni famosi che possano
sostenere la causa. Olbis ascolta attenta, se potrà farà qualcosa.
Parliamo di razzismo, di ignoranza diffusa, della stupidità
profondamente radicata che c’è in una parte della popolazione, di
come Olbis, ragazzina lontana da casa, abbia dovuto affrontare
situazioni spiacevoli a causa del colore (bellissimo) della sua pelle e di
come tutto questo l’abbia in qualche misura temprata e resa più
forte…. Ma poteva non andare così, e per molti bambini e bambine figli
di immigrati non va così, per loro solo povertà, a volte miseria e il fatto
di non godere degli stessi diritti dei bambini figli di italiani. Che
vergogna !!! Quanti anni ancora dovremo aspettare perché la politica
possa mettere fine a questa ingiustizia !! Anche Olbis è diventata
italiana solo qualche anno fa e da allora è fissa nella nazionale di
basket italiana.
Torniamo a parlare di pallacanestro, mio padre le chiede di come vede
il suo futuro e Olbis dice di non avere le idee molto chiare in proposito,
è felicissima di essere tornata a Bologna, la città in cui è cresciuta e a
cui è grata, così come è grata alla società nella quale ha iniziato a
giocare a basket: la gloriosa Polisportiva Pontevecchio, di essere
tornata vicino alla sua famiglia, ma soprattutto di essere alla Virtus
negli anni migliori per lei e spera di dare tanto alla società che l’ha
voluta qui.
Io le chiedo di come gestisce l’ansia prima della partita e durante e
Olbis mi dice che anche qui deve intervenire il carattere e il tempo. Col
tempo si impara a gestire tutti i momenti della vita e lo sport ti
propone tanti momenti in cui devi affrontare situazioni difficili, nelle
quali devi assumerti responsabilità, con un pubblico amico carico di
attese o uno sfavorevole che ti fischia non appena tocchi palla. Tu devi
sapere qual è la tua strada e cercare di andare avanti sempre e
comunque. Il tempo aiuta insieme a tanto tanto allenamento fisico e
mentale perché niente è regalato.
Sono ammirata da questa ragazza che a sedici anni è andata via di
casa per giocare a pallacanestro in una città che non conosceva
(Battipaglia) in un ambiente e una scuola nuovi e oggi sta coronando il
suo sogno di sportiva e di persona. E’ un esempio per me che credevo
di amare il basket ma ho giocato solo per tre anni e dopo le prime
difficoltà ho smesso. Auguro ad Olbis di lasciare un solco profondo
nella storia della Virtus per le sue imprese sportive e sono sicura che
ce la farà, ma sono soprattutto contenta di avere conosciuto una
ragazza, una donna vera e spero di diventare sua amica.
In bocca al lupo Olbis !!!
Ezio Liporesi & Anna Venturoli