
Nella seconda partita di Arnold Clark Cup, l’Italia esce sconfitta dalle padrone di casa dell’Inghilterra per 2-1. Rispetto all’ultima uscita si è sicuramente visto qualcosa in più, in particolare sotto il punto di vista dell’atteggiamento, oltre a trame di gioco abbastanza interessanti.
Effettivamente considerare buona un match che ha regalato la quinta sconfitta in altre tante partite non è sicuramente nulla di positivo. Stiamo parlando, però, di una squadra che ha bisogno di ricostruirsi e ritrovare certezze dopo la pesante debacle dell’Europeo, per cui ogni prestazione positiva è fondamentale per la preparazione al Mondiale.
Bertolini cambia
La CT italiana cambia nove pedine su undici rispetto alla sfida contro il Belgio di giovedì, schierando in sostanza la formazione tipo vista durante gli Europei. Questa rivoluzione ha dato i risultati aspettati? Beh, sì e no.
Sicuramente si è visto qualcosa in più in fase offensiva, ovviamente dettato dalla conoscenza delle tre attaccanti, ovvero Bonansea, Girelli e Giacinti. A dir la verità, la numero dieci azzurra per vari tratti è rimasta fuori dal gioco, mentre le altre due, oltre a dialogare bene tra di loro, sono sempre cercate dalle e compagne e soprattutto libere.
La giocatrice con la maglia numero undici ha sicuramente dato il suo contributo, sia offensivo, creando una bella azione servendo in profondità Giacinti e fornendo l’assist a Cantore per momentaneo 1-1, sia in fase difensiva ripiegando molto spesso fino nella propria area di rigore.
Sulla linea di Bonansea anche le prestazioni del centrocampo, in questa occasione formato da Giugliano, Girelli e Galli. Nel pre-partita c’è stato qualche dubbio su Galli, poiché la centrocampista nell’Everton gioca in una posizione completamente differente da quella scelta dalla CT, ma in generale ha fatto vedere qualcosa di buono, in particolare nelle ripartenze.
Forse in alcune occasioni sono mancate le caratteristiche di Greggi, innanzi tutto per mettere in ordine nei momenti di confusione, per rompere le linee delle inglesi, in particolare ad inizio secondo tempo quando è subentrata Zelem al posto di Walsh.
Se gli altri reparti più o meno sono azzeccati, alla difesa è mancato ancora qualcosa. Lo staff tecnico ha deciso di puntare su Bergamaschi terzino, ormai ruolo fisso anche al Milan, nella fascia occupata da Hemp, a mani basse la più pericolosa dell’Inghilterra. In questo caso, magari mettere Lenzini nella sua posizione naturale, optando per schierare un altro centrale, poteva essere una papabile soluzione per arginare più possibile le inside delle inglesi. In generale la capitana rossonera non ha per niente giocato una partita disastrosa, ma solamente un po’ in difficoltà.
Spiraglio di luce
Seppur i cambi tattici, ciò che ha influito positivamente nella prestazione delle Azzurre è l’atteggiamento visto per tutta la partita di tutte le giocatrici, titolari e subentrate. Rispetto alla partita con il Belgio non è mai venuto a galla nessuna situazione rinunciataria, anzi fin da subito l’Italia ha iniziato un bel pressing alto e fastidioso, tanto da portare l’Inghilterra in confusione, dove non sono riuscite a imporre il loro gioco.
Sicuramente tale cosa ha giovato pure nell’aspetto di gioco, poiché le azioni create, sempre in confronto alla scorsa uscita, sono quasi tutte palla terra con trame decisamente interessanti sia per via centrali sia sugli esterni, diminuendo notevolmente i lanci lunghi infruttuosi.
Inoltre, gli errori banali visti precedentemente sono completamente scomparsi, con le centrocampiste brave a dettare i tempi per i movimenti senza palla delle compagne. Complessivamente positiva pura la prova della linea difensiva che, vista la difficoltà del lavoro, si è comportata egregiamente, forse leggermente contratte all’inizio con un errore in disimpegno di Salvai e in uscita di Boattin, ma per il resto tutto controllato.
Un passo completamente differente
In precedenza, si è sottolineato in più occasioni come la prestazione generale dell’Italia può risultare positiva poiché l’avversaria affrontata è nettamente un passo avanti. L’Inghilterra ha un gioco preciso che, indipendentemente dalle giocatrici in campo, parte dalle centrocampiste, o difensori se si opta per un lancio lungo, per poi arrivare alle rapide esterne pronte per mettere un pallone in mezzo.
Le italiane non hanno sofferto tanto il tipo di gioco, ma la rapidità con cui vengono eseguiti i movimenti, oltre velocità delle calciatrici, in particolare Hemp e Robinson sugli esterni, ma anche Park in mezzo al campo.
Se ormai la giocatrice del Manchester City non è più una sorpresa, Robinson, invece, ha un po’ lasciato a bocca aperta parecchi, sia la giovane età, solo vent’anni, sia per il suo club, ovvero il Brighton terzultimo in WSL. La classe 2002 è riuscita a mettere in difficoltà giocatrici d’esperienza come Boattin, tantoché in una delle sue discese ha servito l’assist per il vantaggio inglese di Daly.
Quando in precedenza si è parlato di un gioco ben preciso che non cambia mai, nel secondo tempo proprio al posto di Robinson entra James e la situazione non cambia, anzi peggiora visto le qualità tecniche della giocatrice del Chelsea. Con la stessa identica azione del gol dell’1-0, l’attaccante Blues mette un perfetto pallone per la testa di Daly, bravissima a leggere il tempo e battere ancora Giuliani.
In complesso l’Inghilterra è formata da giocatrici rapide in progressione palla al piede, rapide nei movimenti con e senza palla, brave nel dribbling secco e soprattutto con una resistenza pazzesca.
La freschezza della gioventù
Se l’altra volta a fare la differenza è stata l’esperienza, in questa occasione è la gioventù e in particolare Cantore. L’attaccante della Juventus appena subentrata, con il contributo di Caruso, ha subito alzato il pressing nella tre quarti avversaria mettendo sotto pressione costante le inglesi, facendo subito capire la voglia di riscattarsi dopo la prova sottotono di giovedì.
L’attaccante italiana classe ‘99 ha portato in campo ciò che non riuscita a fare Girelli nella prima metà di gara, ovvero un riferimento offensivo che, visto le caratteristiche di Cantore, molto mobile, soprattutto aperta sulla fascia, e più rapida.
Sulla destra ha creato non pochi problemi a Charles, poiché si inserisce veramente bene alle spalle dei difensori, per cui quando parte non la prende. Ovviamente non è un caso che sia proprio lei l’autrice dell’unico gol azzurro del match.
L’azione del momentaneo 1-1 nasce da un cross di Bonansea sul primo palo, dove è ovviamente posizionata Cantore, brava a capire le intenzioni della compagna e attaccare lo spazio, dove spizzica di testa verso Rebouck che, molto ingenuamente, spedisce la palla nella propria porta.
L’attaccante della Juventus, insieme all’ormai collaudata Greggi, deve essere una delle giovani di cui Bertolini non può farne a meno. È vero che le pretendenti davanti siano veramente tante, ma sicuramente lavorando su Cantore può uscire qualcosa di molto interessante.
Di Valentina Marrè