
In collaborazione con Cronache Bolognesi da cui è tratto l’articolo e foto
Il centrocampista Diego Perez, soprannominato “El Ruso”, colonna della Nazionale uruguaiana, sbarca in Europa dal Penarol nel 2004, tesserato dal Monaco, e nel 2010 arriva a Bologna, dove costituisce con Mudingayi una granitica coppia di mediani. Dopo dodici anni tra prima squadra e panchina nel Settore Giovanile, con 113 presenze con la maglia rossoblù saluta Bologna per ritornare in patria come vice-allenatore dell’U20 dell’Uruguay.
Il 31 agosto 2010 viene acquistato a titolo definitivo dal Bologna nelle ultime ore di calciomercato dichiarando di aver preferito (lei e il suo agente Francisco Paco Casal), la destinazione felsinea rispetto al Palermo. Cosa lo convinse a scegliere la città felsinea?
Marco di Vaio mi ha chiamato per parlarmi della bellissima città e mi ha convinto perché tutta Bologna aspettava con ansia il mio arrivo. Bologna è una città stupenda, che mi ha colpito subito nel cuore. Sono felice della mia scelta, ho vissuto dei momenti incredibili insieme alla mia famiglia.
Conclude la sua prima stagione al Bologna con 28 presenze in Serie A, fornendo 3 assist che lo rendono il miglior assist-man rossoblù. Il ricordo più bello delle sue stagioni in rossoblù?
E’ stato un anno molto complicato, però Malesani ha dato la sua impronta e siamo diventati una squadra molto forte e unita. Inoltre, avevo tre compagni uruguaiani che mi hanno aiutato al mio arrivo: Ramirez, Britos e Giménez. Il ricordo più bello? Le vittorie contro rivali forti e con una storia importante, i gol di Marco di Vaio…”
Nella stagione successiva, dopo aver festeggiato le 100 presenze in rossoblù, veste i gradi di capitano. Che emozione è stata?
Nel 2015 ho vestito i panni di capitano dopo l’addio di Diamanti. E’ stata una emozione molto bella e una grande responsabilità.
Tra le sue esperienze nel settore giovanile, viceallenatore della Primavera rossoblù dal 2015 al 2021 e successivamente collaboratore tecnico dell’U18. Quali sono i migliori talenti che ha visto crescere e di cui sentiremo parlare? Che caratteristiche hanno?
Una domanda bellissima: ho cominciato nell’under 17 con Paolo Magnani che ringrazio molto per tutto quello che mi ha insegnato dentro e fuori del campo. In 12 anni, ho visto tanti talenti e tanta qualità nei ragazzi, ma purtroppo è molto difficile per loro arrivare a giocare in serie A.
Ma con il tempo, con un buon settore giovanile e una buona società, si è riuscito a far esordire dei ragazzi. La caratteristiche sono tante, ma la cosa più importante è quella di cominciare a crescere come settore giovanile. Daniele Corazza è con merito il responsabile del Settore. Occorre cercare le persone giuste per portare avanti un progetto molto bello.
Qualche aneddoto simpatico e divertente da spogliatoio?
Nel 2010-2011 facevamo tante grigliate, eravamo tutti insieme. Si era creato un gruppo umano incredibile e i momenti duri diventavano più facili.

Con quali ex compagni rossoblù è rimasto in contatto?
Con tutti sono rimasto in contatto.
Passando all’attualità della prima squadra rossoblù: i tanti infortuni sono il prezzo da pagare per l’alta intensità?
Gli infortuni esisteranno sempre nel calcio. Ma le metodologie del lavoro permettono di allungare la carriera del giocatore. E vero che giocando con tanta intensità è poco il tempo di recupero per il calendario; ma è importantissimo il riposo di anno in anno.
In questi mesi quanto è cresciuto Thiago Motta? A cosa può ambire questo Bologna a suo avviso?
Sono stato molto impegnato quest’ultimo messe, non conosco Thiago Motta ma sto vedendo che sta facendo una buona stagione. Non si sa mai nel calcio cosa accadrà, vorrei però vedere il Bologna sempre più in alto in classifica. Sempre lo porterò nel mio cuore.
Valentina Cristiani
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