
Il weekend di Serie A si è concluso nei peggiori dei modi, non tanto per risultati meramente calcistici, ma bensì per comportamenti che lasciano decisamente a desiderare.
Al termine di Roma – Juventus, partita vinta delle giallorosse per 3-2, durante l’intervista post partita di Montemurro sembrerebbe che alcuni tifosi avversari abbiamo sputato addosso all’allenatore australiano.
Partendo dal fatto che, in ogni contesto possibile, un gesto del genere risulta essere sia molto grave sia spregevole, ci porta a una riflessione spontanea su che strada sta prendendo il calcio femminile italiano, oggettivamente con l’avvento del professionismo.
Purtroppo e a malincuore tali episodi non sono più nuovi all’interno del movimento dal calcio femminile, erano uscite già voci di possibili cori “dispregiativi” da tifoserie a giocatrici, oppure parole non molto carine sui famelici social.
Il calcio femminile NON È QUESTO, non è un giro di soldi, non sono insulti o mancanza di rispetto sia per le giocatrici in campo sia per i tifosi di un’altra squadra. Il calcio femminile è rispetto per l’avversario, è genuinità, è dedizione, è sacrificio, cioè in generale i principi che si dovrebbero vendere all’interno del mondo dello sport.
Chi ha vissuto tutto ciò in prima persona, come giocatrici o parte dello staff tecnico di squadre di qualsiasi categoria, oppure tifosi presenti dal minuto zero, capiscono perfettamente quanto siano nocivi, oltre ad essere veramente irritanti, tali comportamenti per il continuo sviluppo del movimento italiano.
Gli allenamenti ad orari improponibili, in fasce scartate dalle squadre maschili, partite giocate in terreni di gioco adatti alla coltivazione di ortaggi, oppure in cima al cucuzzolo della montagne.
Per non dimenticare le trasferte tutte a pagamento, con ore e ore su strada nel momento in cui le avversarie si trovano dall’altra parte dell’Italia, oppure pranzi al sacco o addirittura pagati delle stesse atlete.
Ovviamente per non parlare dell’impossibilità di guardare i match in televisione, ma solamente grazie a dirette streaming su canali social delle società, oltre ad essere pure difficoltoso assistere dal vivo sugli spalti.
Tutto ciò sono le fondamenta dove calciatrici, società, ma anche organi esterni quali federazioni e associazioni, sono partiti per creare, mattone dopo mattone la realtà che tutti conosciamo.
Partite in TV ogni weekend, campionato e Coppa Italia, streaming gratuito da parte di DAZN per la Champions League femminile, dove merita di essere sottolineato l’approdo della Roma ai quarti di finale e il filo da torcere che la Juventus ha dato alle campionesse in carica del Lione e le semifinaliste dell’Arsenal. Ovviamente oltre all’apertura degli stadi più importanti d’Italia, dall’Olimpico, allo Juventus Stadium, passando per San Siro, il Tardini e infine Marassi.
Tutti questi risultati di natura sportiva, dal punto di vista di società, poiché la ragazza che gioca a calcio non è più così strano, ma anche sotto l’aspetto del marketing e dell’interessamento della gente, sono arrivati grazie all’impegno, allo sforzo e alla “cazzimma” delle protagoniste che rendono il calcio femminile uno sport genuino.
Il calcio femminile ricorda la spensieratezza, la grinta e la felicità di quando da piccoli si giocava al parco o per strada con gli amici, quando l’unica cosa di andare a scambiare due passaggi era per puro divertimento.
Queste ragazze sono riuscite a trasformare la loro passione in un vero e proprio lavoro, attirando migliaia di spettatori e tifosi sugli spalti o attaccati alla TV per passare un weekend all’insegna del divertimento, agonismo e soprattutto correttezza.
Questi sono i principi del calcio femminile ed è giusto che ogni persona che ne faccia parte continui ad onorarli, evitando sfoggiare comportamento altamente contrari a questo sport.
Valentina Marrè
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