Intervista a Martina Benedetti, da calciatrice a proprietaria di un negozio di abbigliamento per clienti calciatrici. Di Danilo Billi

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Martina Benedetti con la maglia della sua amata Inter

Martina Benedetti, classe 1989, ha terminato la sua carriera di calciatrice dopo avere giocato nelle serie minori del calcio in Versilia, rimanendo legata con un altro ruolo alla società del Pietrasanta dove era tornata in seguito ad un serio infortunio.

Attualmente Martina, grande tifosa dell’Inter ed allenatrice nel tempo libero, è riuscita ad aprire uno store di abbigliamento a Querceta, per donne e bambine, frequentato anche da clienti conosciute nel mondo del calcio.

Parliamo con lei delle sue esperienze:

-Martina sei una dirigente della tua società da un anno, ma come è iniziata la tua carriera calcistica?

“In tarda età, perché i miei genitori erano restii, praticamente ho iniziato a giocare all’età di 15-16 anni, prima giocavo solo nel campetto del mio paese, visto che odiavo le bambole mentre mi attraeva il pallone, poi nella mia realtà le squadre di calcio femminile non avevano lunga durata, aprivano e poco dopo chiudevano, dunque ho giocato in diverse squadre della Versilia, tra l’altro con una società, ovvero la Seravezza Femminile, ho vinto la prima volta la Coppa Toscana. Nella mia carriera, oltre ad aver girato diverse squadre ho, però, trovato un punto fermo quale Ciro Capuano, che si è dedicato e si dedica ancora a 360 gradi alla Blus Pietrasanta, con la quale lo scorso anno da giocatrice ho avuto modo di sollevare di nuovo al cielo la Coppa Toscana, e questa stagione le ragazze stanno veramente facendo un grande campionato, frutto anche sicuramente del lavoro di squadra delle mie ex compagne che, grazie a Ciro, hanno trovato finalmente una stabilità con tanti numeri che fanno ben sperare anche se arrivano dal settore giovanile”.

-In che ruolo giocavi?

“Ho sempre giocato come attaccante, anche se a me piace tanto il ruolo di centrocampista centrale che, però, non ho mai fatto, avrei voluto tanto e rimane secondo me il ruolo più bello del mondo, ma ci vogliono i piedi buoni. Solitamente sono sempre stata schierata come esterno alto, il mio miglior pregio è la correttezza in campo e la velocità che avevo, tradotto ho dato pochi calci e ne ho presi tanti, anche perché spesso giocavo contro difensori che erano il doppio di me, sia di anni che di statura”.

-Poi il 5 Marzo del 2022 cosa è successo?

“Mi è cambiata la vita e ho realizzato il mio sogno, ovvero ho aperto il mio negozio di abbigliamento rivolto alle donne e alle bambine dai 6 anni in su, e lo dico con tanto orgoglio. Fra le mie clienti fisse ci sono tantissime mie ex compagne di squadra, che poi alla fine sono come delle migliore amiche e dunque spesso vengono a comprare da me e si lasciano anche consigliare”.

-Oltre ad amare gli outfit ben curati, hai una grande passione che si chiama Inter, ce ne puoi parlare?

“Sì, tutto è nato quando ho visto giocare per la prima volta Ronaldo, il fenomeno, che in Italia vestiva la maglia neroazzurra, è stato amore a prima vista, prima che aprissi il negozio di fisso ero a Milano e spesso anche in trasferta a seguire le gesta dei ragazzi, ora vado meno, giusto quando mia madre mi sostituisce in negozio e riesco ad organizzarmi per andare a San Siro”.

-Cosa pensi dell’espansione del calcio femminile in Italia che sta avvenendo specie in questi ultimi anni?

“Il calcio femminile è uno sport giovane, e penso che se non ci sarà fretta, potrà pian piano crescere sempre di più in modo sano e scrollarsi di dosso i vari stereotipi che da sempre sono incollati al nostro movimento, in tanti pensano che se una ragazza gioca a calcio sia una lesbica, un maschiaccio o ha altri pregiudizi simili, come un mio vecchio allenatore che dopo una partita combattuta fino alla morte in mezzo al fango dove segnai anche un goal entrò in spogliatoio e le uniche cose carine che riuscì a dire furono che la squadra aveva fatto segnare anche una come me che con le sopracciglia tatuate che perde sempre tempo davanti allo specchio, ecco io spero che il calcio del futuro si possa togliere di torno tutti questi stereotipi, come che non tutte le ragazze che giocano a calcio sono lesbiche e non tutte le attaccanti perché magari sono carine allora non sanno fare il loro mestiere al centro dell’attacco o in un altro ruolo in campo”.

-Ti manca molto giocare?

“Sì, decisamente tantissimo tanto che spesso mi alleno con il gruppo, così ho l’occasione di tenermi anche in forma”.

-Che tipo di dirigente sei?

“Una che appena ha un po’ di tempo si tramuta in una sorta di team manager e va al campo a preparare prima delle gare in casa o delle trasferte (non me ne perdo neppure una) tutto il materiale nei borsoni delle ragazze, solitamente poi faccio da tramite tra il mister e le ragazze, visto che quasi tutte sono mie coetanee, dunque dove è possibile cerco di smussare anche le eventuali discussioni”.

-Chi vuole, invece, può venire a trovarti in negozio in Versilia?

“Basta che cerca sul telefonino Due22 store, l’unico negozio di moda per donne e bimbe che s’incontra per la strada che porta a Forte dei Marmi, durante la settimana mi trovate qui, nei week end sono sui vari campi di calcio a seguire la mia società e quando posso anche l’Inter”.

-Ultima curiosità, chi ti segue su Instagram o Facebook non può che notare anche il tuo look fatto di tanto stile, questo ti ha mai pesato quando giocavi?

“Non particolarmente a parte quell’episodio che citavo prima di un mio ex allenatore, la ricerca dello stile ha sempre fatto parte del mio modo di essere e di vivere tanto che alla fine mi ha anche portato a fare una scommessa grossa come aprire un negozio”.

Danilo Billi

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