Francesca Soso ci introduce al calcio femminile parlandoci della sua esperienza nel calcio a 8 a Budrio in provincia di Bologna

Oggi parliamo di calcio femminile e lo facciamo con Francesca Soso. 

 -Come è nata la tua passione per questo sport?

“In generale sono sempre stata appassionata di calcio, infatti con un gruppo seguo anche le gesta del Bologna F.C., comunque, contrariamente a come avviene in ogni famiglia, da me è stata mia madre a trasmettermi questa passione. Fin da piccola andavo al campetto della chiesa di Granarolo e lì ho iniziato a fare delle partitelle miste, anche con i ragazzi”.

-Dal campetto dell’oratorio a una vera squadra di calcio a 11 a Granarolo, raccontaci la tua esperienza.

“Sì, mi sono affacciata al calcio femminile a 11 all’età di 18 anni. Nella squadra del Granarolo dove tra l’altro ha portato anche mia cugina, e mi piaceva anche tanto, ma purtroppo ho subito due infortuni, prima al tendine di una spalla, poi ho rotto il perone della caviglia, così lo scorso Febbraio ho lasciato”.

 

-In che ruolo giocavi?

“All’inizio come portiere, poi come difensore di fascia destra”.

 -Come è nata invece la tua nuova avventura e rinascita con il calcio a 8 in quel di Budrio?

“L’allenatore della squadra conosceva mio padre e quando ha saputo che ero ferma mi ha chiesto di venire a provare, con il calcio a 8 mi sono travata bene fin da subito. Gioco sempre, a differenza del calcio a 11 non sto mai ferma, lì c’erano più pause, qui invece sei sempre in movimento corri sempre, prende bene”. 

-Che tipo di campionato è?

“Un campionato Uisp, attualmente siamo prime in classifica a pari punti con un’altra squadra, il Corticella, il torneo si chiama: Mamme in campo”. 

-Che differenza oltre alle pause di gioco hai riscontrato con quello a 11?

“Quando giocavo a Granarolo, se non facevi bene avevi sempre la compagna che ti urlava dietro, qui invece sia le compagne che la panchina ti incitano, ti sostengono tutte”.

-In che categoria militava il Granarolo quando giocavi a 11?

“Eravamo in Figc, esattamente in D, con l’ambizione di dover salire in C, e forse tutto questo agonismo ha fatto sì che non mi trovassi bene in particolare con lo spogliatoio, tutto era troppo esasperato, proprio perché c’era questa pressione costante nel dover vincere il campionato per salire di categoria”.

-Sai invece come è nato Mamme in campo?

“La leggenda narra che è nato da un gruppo di mamme che portavano ad allenare i figli e che ad un certo punto si sono volute mettere in gioco, formando questo gruppo, poi però non so bene come si sia evoluto il progetto. Siamo 8 squadre, nessuna retrocede, la prima vince, poi finita questa fase di campionato facciamo la seconda fase sempre con le stesse 8 squadre per aggiudicarci la Coppa Uisp!”. 

-Sembra che ti trovi molto bene!

“Sì, a Budrio sono arrivata a settembre e mi sento veramente a mio agio”.

-In campo sono tutte mamme?

“Per la maggior sì, però ci sono anche altre ragazze, oltre a me, a non essere mamme e che giocano ugualmente, anzi ultimamente molte ragazze giovani si stanno avvicinando al nostro campionato, noi ovviamene portiamo una fascia bianca e possiamo essere al massimo 2 per squadra”.

-Sotto l’aspetto degli allenamenti c’è molta differenza?

“Assolutamente sì, qui mi alleno una sola volta e poi facciamo la partita, quando giocavo a 11 ci si allenava anche 3 volte alla settimana più la partita, inoltre l’allenamento era completamente diverso, molto più tattico e tecnico, oltre alla parte improntata sulla resistenza fisica”.

-Ti manca avere un certo ritmo di allenamento?

“Un poco sì, ma non tornerei mai all’11, semmai ogni tanto il giovedì sera vado a fare qualche partitella a Bologna nel torneo misto fra maschi e femmine”.

-Secondo la tua esperienza, in campo sono più ruvide e cattive le femmine o i maschi?

“Le femmine senza ombra di dubbio, magari i maschi sono più tecnici”.

-Che emozioni ti da giocare?

“Quando sono in partita, libero completamente la mente e non penso ad altro”.

 -I tuoi amici ti vengono a vedere?

“Magari è più facile quando giochiamo dalle parti di Bologna, qui molti non vengono perché spesso c’è la nebbia e non si azzardano a prendere la macchina, purtroppo non posso che biasimarli”.

-Cosa fai nella vita di tutti i giorni?

“Faccio la barista a Granarolo dove vivo”.

-Sei attiva anche allo stadio con il tuo gruppo?

“Sì siamo in curva, per ora siamo un piccolo gruppo di 8 unità, abbiamo fatto felpe, adesivi, abbiamo il nostro bi-aste, sciarpe e per la maggior parte siamo quasi tutte donne, tranne due ragazzi. Il gruppo si chiama: “I Ragaz Rossoblu”, ci siamo fondati grazie a mia madre, che ne è anche il capo, nell’ottobre del 2016”.

 -Cosa pensi del fatto che purtroppo la carta stampata, i social bolognesi e non solo non trattano mai il movimento femminile, che si parli di calcio a 11, a 8, a 7 o a 5?

“Non posso che esserne dispiaciuta e anche un po’ arrabbiata, colgo l’occasione infatti tramite il tuo blog e alla possibilità che mi stai dando per sollecitare a scriverti o a scrivermi su Facebook, per fare sì che si ossa in futuro parlare anche di altre realtà. Sono fiduciosa che questo nostro piccolo esperimento possa interessare e che sarà la prima pietra miliare per cercare di creare qualcosa di più ampio in futuro…”.

Noi siamo qui, nella prossima puntata parleremo meglio del calcio a 11.

 A cura di Danilo Billi

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