Grande soddisfazione per la pesarese Valentina Bartolucci che vince l’oro agli Europei di Volley Under 21 e vola sul tetto d’Europa 

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Valentina Bartolucci è una palleggiatrice, classe 2003, nata a Pesaro. Ha iniziato la sua carriera pallavolistica all’età di 7 anni nel settore giovanile del Volley Pesaro, disputando i campionati di serie C e vincendo i campionati regionali di U16 e U18. Ha partecipato due volte alla manifestazione del Trofeo delle Regioni con la rappresentativa marchigiana, di cui è stata capitana. Nel 2018, grazie alle Finali Nazionali di Bologna, è stata chiamata dalla Unet E-Work di Busto Arsizio, una società nella quale ha giocato due anni consecutivi. Oltre a disputare i campionati di serie B2 e U18, Valentina è stata convocata con la massima serie per diversi allenamenti e partite, avendo così la fortuna di poter lavorare con giocatrici di altissimo livello. Nella la stagione 2020/2021 è arrivata la chiamata dalla Igor Volley Novara, società in cui invece ha disputato i campionati di U19 e B1, riuscendo a raggiungere sia la qualificazione per la finale playoff per la promozione in A2 che le fasi finali per la categoria giovanile, oltre ad una convocazione anche qui con la massima serie. Per quanto riguarda la stagione 2021/22 Valentina ha giocato nella società Unione Volley Montecchio Maggiore e la prossima stagione pallavolistica sarà ancora in quella sede. Per lei sarà sicuramente il momento della conferma ad alti livelli, puntando a traguardi ambiziosi. Uno di questi Valentina l’ha già raggiunto vincendo il 17 luglio la medaglia d’oro agli Europei under 21 di volley. L’Italia, infatti, ha battuto la Serbia per 3-2 nella finale che si è disputata a Cerignola, in Puglia. Grande soddisfazione per l’atleta e per tutto l’ambiente pallavolistico che ha condiviso con lei questo successo.  

L’intervista a Valentina Bartolucci: 

Nome?   

“Valentina”.   

Cognome?   

“Bartolucci”.   

Numero di maglia del tuo club di appartenenza?   

“8”.   

Numero di maglia della Nazionale?   

“32”.   

Età?   

“19 anni”.   

Arriviamo a questa estate e al motivo del perché siamo qui.   

Innanzitutto da quanto tempo giochi a pallavolo?   

“Ho iniziato a giocare a pallavolo in seconda elementare, avevo 7 anni e ormai sono 12 anni che gioco”.   

Ma è stata una cosa di famiglia o ti sei innamorata della pallavolo e perché?   

“E’ stata una cosa di famiglia. Avevo cominciato a fare danza e poi… la mamma aveva sempre giocato, mia sorella anche. Mia madre mi ha detto: “Perché non provi a giocare a pallavolo?”. Da lì ho provato e non ho più smesso”.    

Hai iniziato a Pesaro?   

“Ho iniziato a Pesaro in quella che un tempo era la Snoopy che poi è diventata Volley Pesaro, sono cresciuta in questa società, poi dopo con il Volley Pesaro sono andata nel 2018 a Bologna a giocare in Nazionale e lì sono stata notata dalla società della Unet E-Work di Busto Arsizio con la quale ho fatto due anni di giovanile, successivamente ho trascorso un anno a Novara e poi sono passata nella società Unione Volley Montecchio Maggiore, dove ho fatto due anni di A2”.   

Quando sei andata a Busto eri giovanissima, se ricordo bene, Busto è stata una scuola di vita oltre che di pallavolo?   

“Sì, come hai detto tu ero giovane perché mi sono trasferita a Busto che avevo 15 anni, dovevo fare la seconda superiore, ero ancora piccolissima ed è stata una scuola di vita perché è stata la mia prima esperienza fuori casa. Ho imparato a responsabilizzarmi, ho capito cosa volesse dire essere lontana dalla famiglia, è stata un’esperienza molto importante per me. Questo è stato il posto che mi ha fatto crescere di più in quanto un’esperienza lontano da casa”.   

E’ stato lì che hai capito veramente che la pallavolo era il tuo presente, il tuo futuro, il tuo tutto, il tuo mondo?   

“Sì in particolare quando è arrivata la chiamata, perché quando ti arriva una chiamata simile capisci di avere delle potenzialità per fare qualcosa, poi sta a te cogliere l’occasione o no. Io ho voluto provare a coglierla perché tentare non nuoce e, fortunatamente, è andata bene e sono cresciuta sia dal punto di vista tecnico che come persona e, passo dopo passo, sono arrivata a tanto”.   

Dietro ad una grande atleta c’è sempre una grande famiglia, è quasi matematico; la tua famiglia ti ha sostenuto molto con il discorso di Busto, perché mandare fuori di casa una figlia di 15 anni comunque è un rischio.   

“Sicuramente senza l’appoggio dei miei genitori non ce l’avrei fatta, una ragazza di 15 anni che va a vivere 400 km lontano da casa deve avere il sostegno dei genitori e di tutta la famiglia per fare una cosa così grande, quindi li ringrazio perché mi sono sempre stati vicini, mi hanno sempre sostenuto e hanno fatto tanti sacrifici per farmi realizzare questo sogno”.    

Prima di arrivare alla Nazionale quale era il tuo ruolo?   

“Palleggiatore”.   

E’ un ruolo di responsabilità? E’ una cabina di regia come nel calcio potrebbe essere un centrocampista? Che palleggiatore sei?    

“Come hai detto tu è un ruolo importantissimo e con tante responsabilità. Per questa domanda dipende dalla situazione. Essendo palleggiatore il mio ruolo è quello di mettere nella migliore situazione possibile gli attaccanti, per esempio se il mio attaccante di posto 4 non riesce per due volte a mettere a terra la palla, magari non lo servo per la terza volta e cerco anche altre soluzioni, ma ovvio questo è solo un esempio e non una regola, posso dire che mi piace fare attaccare anche tanto il mio opposto dalla seconda linea e giocare la super con i centrali, visto che adoro quando è possibile giocare in velocità. L’importante è che riesco a trasmettere sempre la mia fiducia a tutta la mia linea offensiva”.  

La prima chiamata con la Nazionale?  

“E’ arrivata a giugno scorso, qualche giorno prima che finisse la scuola, per l’esattezza il giorno prima, ed è inutile dire che ho pianto perché ero molto ma molto felice per questa chiamata. Qualche giorno dopo sono subito partita per andare a fare i collegiali di una settimana a Chiavenna, poi nel mezzo ho avuto anche la maturità, dunque è stato un momento di continui viaggi fra Milano dove ci allenavamo e Verona dove avevo la scuola; poi abbiamo fatto altri collegiali sempre a Milano ed io tornavo a Verona per dare l’orale, quindi siamo partiti per l’Europeo Under 21 in Puglia”.  

Questo europeo? Che esperienza è stata?  

“E’ stata l’esperienza più bella della mia vita fino ad ora, mi sono divertita tantissimo, poi è un grande orgoglio indossare la maglia della Nazionale, perché ti senti di rappresentare la tua nazione. Per noi italiane è stato un Europeo intenso e tosto, perché fra tutte abbiamo avuto poche possibilità di poterci allenare assieme, visto che molte ragazze e gran parte dello staff erano state impegnate nei giochi del Mediterraneo, dunque a Milano in palestra eravamo rimaste in poche, l’Europeo stesso è stato sotto alcuni aspetti per noi una sorta di allenamento, con alcune formazioni che ci hanno messo a dura prova, visto che nel girone avevamo la Serbia, mentre in semifinale abbiamo incontrato la Turchia, però siamo state bravissime a trovare una bella sintonia e, allo stesso tempo, una grande forza nel gruppo che ci ha permesso di arrivare fino alla finale”.  

Quella finale? Ci racconti le tue emozioni?  

“3-2 fino alla fine, una cosa che ha influito molto è stato il calore del pubblico, visto che giocavamo in Italia, i tifosi che hanno gremito il palazzetto hanno sempre urlato a squarcia gola per noi. Della finale mi ricorderò per sempre fotogramma dopo fotogramma e quando cade l’ultimo pallone fai fatica anche a realizzare e ti chiedi: abbiamo vinto per davvero o no? Io ho realizzato solo che avevamo compiuto questa grande impresa quando mi hanno messo la medaglia al collo”.  

Sul tetto d’Europa hai portato anche Pesaro e Villa San Martino, il tuo quartiere dove sei nata e cresciuta…  

“Il presidente del mio quartiere mi ha fatto una dedica, tra l’altro è un ragazzo che conosco molto bene perché da piccoli giocavamo sempre assieme, si chiama Sami Tayeb, con una frase molto carina in un post dallo schiaccia 5 di via Cherubini che è la mia via al tetto d’Europa, lo schiaccia 5 appunto, perché da piccoli giocavamo sempre a questo gioco, poi si sono susseguiti anche i post dell’Assessore allo Sport, Mila Della Dora, e del Sindaco, Matteo Ricci, che mi hanno fatto tantissimo piacere”.  

Il prossimo anno?  

“Giocherò sempre in A2 con la mia società di Montecchio Maggiore, adesso infatti ho questo mese per riposare, per poi essere pronta per la prossima stagione dove mi ritroverò protagonista di una squadra importante che ha tante ambizioni, ci sono obiettivi importanti e vogliamo fare meglio che possiamo”.  

Che effetto fa tornare a Pesaro? E il fatto che la gente che ti conosce ti ferma e ti fa i complimenti?  

E’ tutto molto strano per me, anche perché io sono alla fine quella ragazza che 5 giorni prima non aveva vinto quella finale, dunque sostanzialmente mi sento sempre la stessa, consapevole sì che abbiamo scritto una pagina importante nella pallavolo, ma ribadisco con forza mi sento quella di sempre”.  

Essendo uscita di casa presto, qual è il tuo rapporto con la città?  

“D’inverno me la vivo davvero poco perché non torno quasi mai, giusto il primo lockdown sono stata qui, poi con il fatto che ero parte di una squadra che faceva attività agonistica, già da subito sono tornata ad allenarmi e a giocare. Posso dire che da buona pesarese amo molto il mare e per fortuna riesco sempre a tornare in estate, dunque cerco di vivere appieno, alle volte anche concentrando i caffè con gli amici e i parenti tutti in questo periodo, perché purtroppo poi per parecchio tempo li posso sentire ma non riesco a vederli, inoltre considera che le mie estati non sono piene come in questa, e riesco a ritagliarmi un mese abbondante ma non di più”.  

Questo Europeo lo hai dedicato in particolare a tuo nonno, ci spieghi il perché?  

“Mio nonno è venuto a mancare due anni fa, qualche giorno fa tra l’altro è stato l’anniversario della sua morte. Lui era il mio tifoso numero uno, mi ha sempre supportato, poi sapeva tutto delle mie partite, delle compagne, insomma era una parte importante di me e del mio vissuto pallavolistico, gli ho dedicato questa vittoria perché il fato ha voluto che proprio a distanza due anni esatti della sua scomparsa diventassi campionessa d’Europa”.   

La tua vita normale fuori dalla pallavolo?  

“Uso con moderazione i social, ho sia Facebook che Instagram, più che altro ascolto tantissima musica, o prima delle partite per caricarmi o mentre vado in bici al mare per rilassarmi, la musica è un elemento vitale per me. Sono una persona che sta sempre sulle sue, mi piace andare al mare, e in particolare prendermi del tempo per stare come i miei amici”.   

Per il futuro scolastico c’è qualche sogno da vivere?  

“Sì, dal punto di vista scolastico mi inscriverò alla facoltà di lettere moderne, perché mi piacciono le sfide e perché non sono una ragazza che sta ferma e poi un domani che la mia carriera pallavolista finirà mi piacerebbe tantissimo insegnare italiano alle superiori, perché con i ragazzi più grandi c’è la possibilità di interagire di più e mi piacerebbe anche creare un buon feeling fra professori e alunni, cosa che ultimamente manca tanto”.   

Danilo Billi  

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