Con la maglia del Bologna sette giorni su sette……. Di Sofia Pirli

Credit Photo: Gianni Schicchi

Lunedì. Inizia la settimana.
E sono così arrabbiata perché devo stare così tanti giorni senza te. Vado al lavoro, stanca e assonnata, ma il pensiero di averti visto il giorno prima mi dà la carica.
Accendo il computer e ti vedo nel mio sfondo. 7 giorni su 7. In ogni momento.
Devi sapere che non c’è giorno che il mio cuore non batte per te e che la mia mente non pensi a te… nel bene e nel male.
Pausa caffè, guardo il telefono e seguo gli aggiornamenti, chissà se qualcuno è tornato dall’infortunio… bevo un altro sorso e mi guardo la corsa sotto la curva a fine partita, finisco il caffè e torno a lavorare.
La giornata è ancora lunga, la settimana ancora di più.
A pausa pranzo pensarti mi fa sorridere, mi alleggerisce i pensieri, è questo l’effetto che mi fai.
La sera, quando torno a casa, mentre ceno esci sempre nei discorsi.

Oggi è martedì, ma è ancora così lontana domenica.
Mentre guido ascolto la radio dove parlano di te, ti studiano, ti commentano ed io insieme a loro parlo da sola e dico la mia.
Arrivo al lavoro e come ogni mattina il rosso e il blu mi riempiono gli occhi quando mi siedo alla scrivania.
In testa canticchio i cori della curva e penso a quanto sia straordinario e utopico l’amore che noi tifosi proviamo per te. Sono consapevole di non essere l’unica a viverti in questo modo.
Io ti penso da dietro ad una scrivania, ma c’è anche chi ti pensa mentre guida un camion, mentre fa la spesa, mentre è a scuola. C’è chi ascolta la radio che parla del Bologna FC mentre è in fabbrica o mentre è in officina; chi canticchia i cori mentre va in palestra, mentre va a correre o mentre si prepara per uscire.
C’è anche chi vive situazioni difficili, chi sta attraversando un lutto, chi sta male fisicamente o psicologicamente che vive attraverso la speranza o la leggerezza che dai.
Basta. Devo smetterla di pensare e concentrarmi. Torno a lavorare che la giornata è appena cominciata.

Mercoledì.
Mi sveglio serena, felice, perché anche se la domenica è lontana, la sento comunque dietro l’angolo.
Il mercoledì solitamente passa velocemente, probabilmente perché nella mia testa sono convinta che da oggi in poi sia tutto in discesa. Il weekend è vicino, la partita anche.

È Giovedì.
Giovedì significa mercato nel paese in cui lavoro.
Oggi devo fare delle commissioni per l’ufficio e mentre passeggiavo proprio tra i vari banchi del mercato ho visto due signori discutere mentre bevevano il caffè con il giornale davanti su quale fosse la formazione migliore, mancava poco che iniziassero a litigare.
“No, a t’ho det che qual l’è fa cagher” e l’altro “Ti propria un baun da gninta, l’è mei zugher con 4 difensori” e così via.
È anche questo l’effetto che fai. Ognuno è libero di leggerti, immaginarti o sognarti in modo diverso, hai il potere di farci sentire bambini.

Venerdì.
Lungo ed inesorabile venerdì.
I minuti sembrano ore e le ore sembrano giorni.
La voglia del weekend è così tanta da non far passare il tempo.

Sabato.
Oggi è la vigilia e sono impaziente di vederti. Domani torno a casa, tra la mia gente, immersa tra i miei colori.
Penso già alla maglia che metterò, quella bianca non la metto perché l’ultima volta che l’ho indossata abbiamo perso, meglio non rischiare. Quella gialla è bella, ma non sento che per domani è la maglia giusta. Decido di andare sul classico e scelgo quella rossoblu.
Mi sento stupida a fare questi ragionamenti, ma pensare a questo mi fa sentire più vicina alla partita.
Chissà in quanti saremo domani.

Oggi è il grande giorno. Non mi sembra vero.
Domenica, ti ho idealizzata, sognata e desiderata.
Faccio colazione in fretta, illudendomi del fatto che velocizzare i miei ritmi faccia passare il tempo più velocemente. Non è così.
Inizio a fare il conto alla rovescia. “Papà a che ora si parte?” gli orari che dice sono sempre troppo tardi per me, “Dai papà partiamo un po’ prima, sai poi che non troviamo parcheggio” invento mille scuse.
Inizio a vestirmi, maglia rossoblu e sciarpa degli stessi colori, un cappellino e via che si parte.
Mentre siamo in viaggio metto le cuffiette, non ho voglia di sentire la radio, ascolto Lucio Dalla, Luca Carboni, Dino Sarti, gli Skiantos. “Bologna è una fede e chi ci crede la luce vede”, parole migliori non potevano essere trovate.
Parcheggio in Certosa e poi il resto del tragitto a piedi. Giro l’angolo e vedo la curva, e con gli occhi pieni di luce guardo in faccia tutte le persone che mi passano davanti. C’è chi è teso, chi si beve una birra con un amico, chi canta già i cori da solo o in gruppo.
Passo i controlli ed entro a casa. Mi godo il momento, respiro, tengo stretta la sciarpa e vengo immersa da un’ondata di amore. In sottofondo sento i tamburi disturbati dalle canzoni che si ascoltano in pre partita.
Una chiacchiera con i soliti compagni di stadio e via che parte la sciarpata.
Il resto poi non lo racconto, perché è tutta una storia da vivere.

Sofia Pirli

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